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Renzi sostituisce dieci parlamentari: e se l’avesse fatto Berlusconi?

Renzi estromette dalla Commissione Affari Istituzionali dieci parlamentari Dem contrari a Italicum. E’ la democrazia renziana, bellezza. Ma se l’avesse fatto Berlusconi, cosa sarebbe successo?
A cura di Charlotte Matteini
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E se l’avesse fatto Berlusconi? E’ stata la  prima domanda che mi sono posta quando ho letto la notizia dell’espulsione di dieci parlamentari del Partito Democratico dalla Commissione affari istituzionali. La loro colpa? Essere in disaccordo con la linea politica imposta dal segretario e premier Matteo Renzi. L’Italicum va approvato e Renzi e i suoi fedelissimi non ammettono ritardi, costi quel che costi. E così, preso atto del rischio di ostruzionismo in Commissione, i dieci dissidenti sono stati sostituiti in blocco. Via Agostini, Bindi, Bersani, Cuperlo, D’Attorre, Fabbri, Giorgis, Lattuca, Meloni e Pollastrini. Renzi si sbarazza dei Bruto e va avanti come un treno, incurante delle istanze della minoranza del suo stesso partito. La maggioranza dell’assemblea PD ha approvato l’Italicum e la maggioranza ha sempre ragione. E’ la democrazia, bellezza.

Ma se l’avesse fatto Berlusconi? Se a dichiarare che sostituire chi non si allinea al pensiero della maggioranza del partito fosse stato l’ex Cavaliere, cosa sarebbe successo? Ci sarebbe stata una sommossa popolare, ecco cosa. I girotondi avrebbero invaso l’Italia, il Popolo Viola avrebbe manifestato contro la deriva dittatoriale, orde di intellettuali avrebbero scritto appelli e firmato petizioni in difesa della democrazia. Ma con Renzi no, pare non sia questo gran problema. Rare e deboli le voci contrarie che si levano contro la mossa del Premier e parte di quella sinistra, renziana, che un tempo si sarebbe scagliata contro Berlusconi, oggi plaude alla deriva personalistica di Renzi. La velocità è importante, le riforme vanno approvate al più presto e Renzi è la nostra ultima spiaggia, pare. Dovesse fallire, l'Italia non avrebbe speranza. E quindi sì, silenziare le contestazioni per evitare la palude dell’ostruzionismo sembra doveroso. E poco importa se a rimetterci è la democrazia. Le epurazioni di Renzi nulla hanno di diverso rispetto a quelle operate da Grillo o al tanto vituperato editto bulgaro di berlusconiana memoria, mosse "dittatoriali" aspramente criticate da ogni parte politica avversa. Il filo conduttore è sempre lo stesso: chi prova a dissentire va silenziato.

I parlamentari della Commissione ora minacciano l’Aventino, solidali con i colleghi democratici defenestrati dagli Affari Istituzionali. Sel, Cinque Stelle, Scelta civica  e persino Forza Italia, tutti protestano compatti contro quella che nei fatti è un’estromissione vera e propria. E la maggioranza Pd potrebbe rimanere sola a discutere e votarsi il proprio Italicum, adesso. “Chi grida allo scandalo perché alcuni deputati sono stati sostituiti dovrebbe ricordare che è non solo normale ma addirittura necessario se crediamo ai valori democratici: si chiama democrazia quella in cui si approvano le leggi volute dalla maggioranza, non in cui vincono i blocchi imposto dalle minoranze”, scrive il Premier su Facebook, difendendo le proprie ragioni. Una strana concezione di democrazia, direbbe un certo Alexis De Toqueville se si trovasse improvvisamente catapultato in quest’era renziana. Democrazia, per Matteo Renzi, significa che la maggioranza può decidere per un insieme individui senza tener conto della visione espressa dalla minoranza, tacitando le voci dissenzienti e estromettendo una fetta di popolazione dal dibattito politico, privandola di fatto del diritto di rappresentanza.

“L'onnipotenza della maggioranza rappresenta un tale pericolo per le repubbliche (americane) che il mezzo pericoloso di cui ci si serve per limitarla mi pare ancora un bene”, scriveva l’intellettuale francese teorizzando il concetto di “dittatura della maggioranza”, individuata come una delle principali nemiche della democrazia moderna. Ma a quanto pare, a giudicare dalla penuria di reazioni popolari e intellettuali in risposta all'epurazione della minoranza Dem, sembra che l’Italia tutto sommato condivida quest'idea di democrazia dispotica in salsa renziana. Ma il dubbio a me rimane: e se l’avesse fatto Berlusconi?

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