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Renzi: “Si vota nel 2018, comunque vada il referendum”

Il Presidente del Consiglio conferma che, anche nel caso in cui dovesse perdere il referendum sulla riforma della Costituzione, non si andrebbe al voto, ma la legislatura continuerebbe fino a scadenza naturale.
A cura di Redazione
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"Comunque vada il referendum, le elezioni politiche ce le abbiamo fissate al 2018". Sono queste le dichiarazioni rese da Matteo Renzi alla Versiliana di Marina di Pietrasanta (in provincia di Lucca), intervistato da Paolo Del Debbio, che sono destinate a riaprire la polemica politica. Per due ordini di motivi, tra di loro legati. Il Presidente del Consiglio ha in effetti sempre detto che avrebbe lasciato la politica in caso di sconfitta del Sì al referendum sulla riforma della Costituzione (che si terrà, ormai pare assodato, nella seconda metà di novembre). Per mantener fede a questa promessa, dunque, nel caso in cui gli italiani bocciassero la riforma della Costituzione che porta il suo nome, Renzi sarebbe chiamato a rassegnare le dimissioni da Palazzo Chigi, aprendo sostanzialmente la crisi di Governo. A quel punto, toccherebbe al Presidente della Repubblica (e non a lui) valutare se sussistano le condizioni per la prosecuzione della legislatura, o se invece bisogna chiamare nuovamente gli italiani alle urne.

Le parole di Renzi, per la verità, sembrano più che altro seguire un ragionamento complessivo che vuole "un passo indietro" rispetto alla questione della personalizzazione del quesito referendario. In effetti, più avanti nel corso dell'intervista ha aggiunto: "Questo referendum è molto semplice, per colpa anche mia è diventato anche una sorta di dibattito internazionale su tutto e anche io ho sbagliato nel dire che è un referendum per Renzi". L'obiettivo, per il segretario del Partito Democratico, è dunque "tornare a parlare del merito della riforma costituzionale", considerando che "chi vota No si tiene il Paese così com’è".

Non è mancato un riferimento diretto alla minoranza del PD, che vuole "utilizzare il referendum per avere la rivincita del congresso", e una critica a quei senatori che "stanno difendendo le loro poltrone" e ora parlano di "democrazia sotto assedio". Sulla polemica con l'Anpi ha tagliato corto, operando una chiara apertura: "Invito il presidente dell'Anpi ad una delle Festa dell'Unità in Emilia-Romagna la prossima settimana per discutere con me di referendum. Io dirò come la penso e lui dirà come la pensa, e poi ci daremo un abbraccio".

Non sono mancati, poi, riferimenti alla questione immigfrazione, con Renzi che ha ribadito: "Io lo so che ho perso dei voti ma quando vedo un bambino che rischia di annegare, la prima cosa è che quel bambino dev'essere salvato". Se ne parlerà, ha spiegato, anche durante l'incontro di domani a Ventotene, con il vertice con Hollande e Merkel.

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