Renzi rassegna le dimissioni: qual è l’iter per la formazione del nuovo governo
Con le dimissioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi, rassegnate in seguito alla schiacciante vittoria del fronte del No al referendum costituzionale di domenica 4 dicembre, l'Italia va con molta probabilità verso la formazione di un cosiddetto "governo di scopo" o tecnico. Sul tavolo è presente anche l'ipotesi elezioni anticipate, che però nonostante sia un concreta ipotesi, appare ora meno quotata rispetto alla formazione di un governo di transizione che possa occuparsi di traghettare per qualche mese, approvare la legge di bilancio per il prossimo anno e fare qualche modifica alla legge elettorale attualmente in vigore per poi permettere ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti nel 2018, alla scadenza naturale del mandato iniziato nel 2013.
Le fasi da attraversare per la formazione del nuovo governo di transizione sono diverse: una volta ufficialmente accolte le dimissioni di Renzi da parte del presidente della Repubblica, si parte con la fase preparatoria, ovvero quella fase in cui il capo dello Stato inizia le consultazioni con le varie forze politiche presenti nei due rami del parlamento per individuare una figura potenzialmente adatta a sostituire il capo di governo dimissionario, figura che una volta scelta dovrà ottenere la fiducia dalla maggioranza del parlamento per poter esercitare il proprio mandato. Qualora il presidente della Repubblica non dovesse trovare qualcuno in grado di ottenere la fiducia parlamentare, allora l'ipotesi "elezioni anticipate" si farebbe sì molto più concreta.
Il presidente della Repubblica può anche decidere di conferire un cosiddetto "mandato esplorativo", uno strumento cui di solito si ricorre quando attraverso le consultazioni parlamentari non si sia stati in grado di trovare una figura presidenziale pressoché unitaria. Con il mandato esplorativo, dunque, la personalità designata dal presidente della Repubblica dovrà "trattare" con le varie forze politiche e creare una coalizione trasversale utile a ottenere la fiducia parlamentare e una solida maggioranza che permetta di governare fino alla scadenza del mandato.
L'incarico governativo viene conferito dal presidente della Repubblica in forma orale, incarico che tendenzialmente viene accettato con riserva. La riserva viene di solito sciolta al termine delle consultazioni parlamentari. La nomina diviene quindi ufficiale con la firma e controfirma dei decreti di nomina del Capo dell'Esecutivo e dei Ministri: il presidente della Repubblica, dunque, in conclusione, emanerà tre decreti con i quali nomina il Presidente del Consiglio, i singoli ministri e l'accettazione delle dimissioni del governo uscente. Prima di entrare in carica, il Presidente del Consiglio e i ministri devono prestare giuramento secondo la formula rituale indicata dall'art. 1, comma 3, della legge n. 400/88.
Entro dieci giorni dal decreto di nomina, il governo deve presentarsi davanti a ciascuna Camera per ottenere la fiducia, voto che deve essere motivato dai gruppi parlamentari e avvenire per appello nominale, al fine di impegnare i parlamentari nella responsabilità di tale concessione di fronte all'elettorato.