Referendum, Renzi: “Se vince il No, Berlusconi per discutere troverà Grillo non me”
"Dicono a noi che siamo la Casta? Dall’altra parte, nel fronte del No, vedo un sistema che tiene insieme cinque ex presidenti del Consiglio: Monti, De Mita, Lamberto Dini, D’Alema e Berlusconi. Li riconosci dalla quantità di pensioni". A parlare è il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervisato da La Stampa. "Berlusconi – ha aggiunto – dice ‘il giorno dopo ci sediamo al tavolo con Renzi'. No, il giorno dopo, ci trova Grillo e Massimo D’Alema, non il sottoscritto. Cinque ex premier che per anni ci hanno detto riforme e non le hanno fatto. Se gli italiani vogliono affidarsi a loro, prego, si accomodino". Per quanto riguarda l'articolo dell'Economist a favore del No, Renzi ha affermato che il giornale "parla di un governo tecnico, loro lo chiamano tecnocratico. Magari per l’Italia è meglio, io l’ultimo governo tecnico che ricordo, quello di Mario Monti, ha alzato le tasse, e ha prodotto il segno meno sulla crescita. Il 2017 sarà cruciale per l’Europa, l’Italia deve avere una forte strategia europea e, secondo me, lo può fare solo un governo con solidità e stabilità, un governo tecnico che dice `ce lo chiede l’Ue´ non fa l’interesse dell’Italia ma di altri".
Il premier ha poi commentato le polemiche con il Movimento 5 stelle e gli insulti ricevuti da Beppe Grillo. "Nella mia veste di scrofa ferita e di aspirante serial killer – ha detto – da parte nostra dico che la nostra intenzione è di abbassare totalmente i toni dello scontro, anche perché va nel nostro interesse". Il M5S, ha aggiunto Renzi, "parla di riduzione degli sprechi, ma prende come noi i fondi per il gruppo parlamentare: al Senato noi abbiamo preso 30 milioni, loro 13. La differenza è che il M5S utilizza i fondi del gruppo al Senato per pagare la casa di Rocco Casalino, un dipendente. Pagano le bollette coi soldi dei fondi del Senato, è vietato".
Sul dopo referendum, il presidente del Consiglio ha ribadito che il 4 dicembre è "un grande assist per cambiare l’Italia e anche l’Europa. La mia sorte non è importante, non farò più l’errore di personalizzare; ma poi gli stessi che me lo rimproverano mi domandano continuamente ‘che cosa farò io?'. Rispondo così: non importa, io ho 41 anni, ho fatto il sindaco della città più bella del mondo, non devo aggiungere più nulla al mio curriculum. Io non sto lì a vivacchiare, non sono adatto. Se dobbiamo tornare alle liturgie del passato, le riunioni di maggioranza con i tecnici, per la logica della palude, delle sabbie mobili tanti sono più bravi di me. Io sto se possiamo cambiare".