Dati estremamente interessanti arrivano dalla fabbrica di Mirafiori, dove come ormai ben saprete è in corso la votazione del cruciale referendum sul contratto di Mirafiori. Infatti, l'affluenza alle urne degli operai impegnati nel turno di notte è stata addirittura del 98%, dal momento che a depositare la scheda in cui veniva chiesto di esprimersi in merito al rivoluzionario contratto di lavoro (che esce dal sistema confindustriale) sono stati 384 lavoratori su 393.
Un segno evidente di quanto tale consultazione sia sentita e soprattutto vista come un momento cruciale, non soltanto per lo stabilimento Fiat di Mirafiori. In gioco vi è infatti l'intero sistema dei rapporti fra impresa, Stato e Sindacati, con i lavoratori che dovranno valutarre la sostenibilità di un modello che cambia i modi della rappresentanza e riduce gli spazi del dissenso. Da questa mattina alle 7:30, dunque, sono riprese le votazioni con il totale degli aventi diritto che è 5,431, di cui 453 impiegati, in un clima reso ancora più infuocato dalle ultime polemiche politiche.
Basti solo pensare al recente intervento del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ha sottolineato il suo appoggio a Marchionne e "alle sigle sindacali che hanno forte senso di responsabilità nazionale", anche precisando che "a Berlino non ho detto che è giusto che la Fiat vada via, ho solo detto che se dovesse vincere il no per gli imprenditori sarebbe difficile trovare motivazioni per non andare in altri Paese". Una eventualità sulla quale il Cavaliere si mostra comunque scettico, tanto da spingersi ad affermare che: "Vincerà il sì con una percentuale elevata".
Prospettiva che ovviamente viene rigettata dalla Fiom che, per bocca del responsabile Auto Giorgio Airaudo, sottolinea come l'alta affluenza sia frutto "dell'organizzazione del voto da parte di Fiat, un voto che non è nè libero nè legittimo. I lavoratori hanno dimostrato molto coraggio ora voteranno secondo le loro possibilità". Questa sera dunque sono attesi i risultati di un referendum destinato comunque a far ancora discutere e a provocare forti tensioni, anche all'interno del mondo sindacale, con la dura opposizione della Cgil che negli ultimi giorni è stata ribadita anche dal segretario generale Susanna Camusso.