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Referendum: Ma un Presidente del Consiglio può disertare le urne?

Fino a che punto è accettabile che un politico, un parlamentare e addirittura il Presidente del Consiglio invitino (fosse pure indirettamente) i cittadini a non recarsi alle urne?
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Puzzle map: Rom and Italy macro

Mancano pochi giorni alla consultazione referendaria del 12 e 13 giugno e cresce in maniera esponenziale l'attesa per l'esito di quello che ormai è diventato anche un test politico. In effetti, dopo la "sberla" delle elezioni amministrative, che il referendum possa rappresentare un "punto di non ritorno" per il Governo guidato da Silvio Berlusconi è ben più di una sensazione. Del resto, anche senza voler enfatizzare il significato strettamente politico del voto, i quattro quesiti referendari puntano dritti al cuore di quel che resta degli indirizzi ideali e programmatici della legislatura, mettendo in discussione la politica in materia di giustizia, strategia energetica e di delega ai privati.

In una circostanza normale, dunque, la maggioranza di Governo avrebbe dovuto impegnarsi strenuamente nella difesa di posizioni ed indirizzi programmatici, mobilitando il proprio elettorato e sostenendo con forza le ragioni del No ai quesiti. Una classe politica responsabile, in condizioni di sostanziale normalità, dovrebbe in effetti scendere sempre nel merito delle questioni, discutere, dibattere, confrontarsi ed elaborare posizioni coerenti da sottoporre al giudizio dei cittadini. Quello cui invece stiamo assistendo in queste settimane è invece una sorta di teatro dell'assurdo, con alcuni parlamentari ed esponenti di maggioranza costretti a rifugiarsi nell'ovvio o a compiere voli pindarici e goffe acrobazie verbali per spiegare la loro contrarietà all'abrogazione delle norme oggetto di referendum, senza fare alcun cenno all'eventualità di recarsi alle urne per votare no. Sarà "il paradosso del quorum", sarà la particolare concezione dei doveri istituzionali, sarà una certa allergia alla chiarezza, fatto sta che si contano davvero sulle dita di una mano i "convinti sostenitori" del No ai temi del referendum.

Tutto questo fino a quello che si configura come l'ennesimo "coup de tèatre", da un certo punto di vista un vero e proprio capolavoro di autolesionismo politico istituzionale. Stiamo chiaramente parlando dell'ultima dichiarazione di un (nuovamente) sicuro Silvio Berlusconi che, con la stessa tranquillità con la quale ha annunciato la riforma del processo civile e del codice antimafia, ha reso nota la sua intenzione di disertare le urne domenica 12 e lunedì 13 giugno. Così, con un tuttosommato banale "penso che non andrò a votare", il Presidente del Consiglio regala agli italiani un "alto esempio" di correttezza istituzionale, dimostrando per giunta, nonostante la supposta conoscenza in tema di giurisprudenza ("i miei 30 e lode in procedura civile"), di avere qualche lacuna per quanto riguarda il diritto costituzionale. Anche perchè che quello al voto non è solo un diritto, ma anche un dovere di ogni cittadino e che un alto rappresentante delle istituzioni abbia la responsabilità di orientare coloro che rappresenta al rispetto di tale dovere dovrebbe essere cosa risaputa e condivisa. Purtroppo per lui, però, il Cavaliere dimostra anche una parziale conoscenza della storia contemporanea e dimentica anche un episodio emblematico del modo in cui di solito gli italiani reagiscono ai "buoni consigli" dei rappresentanti del Governo in tema di partecipazione elettorale: l'ormai celeberrimo "andate al mare" con il quale nel 1991 Bettino Craxi esortò gli elettori a snobbare il referendum sul nuovo sistema elettorale. Eppure a ben pensarci, una simile dimenticanza è davvero strana…(la foto è presa dall'ottimo nomfup)

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Certo, il cittadino Berlusconi è libero di non andare a votare, così come è legittima la posizione di chi sceglie di non partecipare alla consultazione referendaria, tuttavia anche questa volta resta il senso di un'occasione mancata, di un confronto che poteva essere realmente indicativo della volontà degli italiani (troppo semplice appellarsi al quorum in tempi di bassa affluenza alle urne e con i "pasticci" burocratici e tecnici, vedi il caos dei voti dei residenti all'estero o della riformulazione del quesito sul nucleare), di una ennesima dimostrazione della difficoltà della politica nel dimostrare con l'esempio e la pratica quotidiana quei valori su cui si fonda la nostra Repubblica.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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