Referendum Grecia: come si vota e chi sostiene il “sì” e il “no”
Quello di domenica potrebbe essere un giorno storico non solo per la Grecia, ma anche per il resto d'Europa. Per la prima volta un governo del Vecchio Continente ha osato mettere in discussione la dottrina dell'austerity, quella dei tagli alle pensioni e ai salari, quella delle privatizzazioni e dei licenziamenti dei lavoratori pubblici per "far quadrare i conti" e "ridurre il debito pubblico" (che però, nel frattempo, è aumentato sempre di più). Il quesito referendario non chiama i greci a decidere sulla permanenza dell'euro, come detto persino dal premier Matteo Renzi, ma sulle proposte avanzate dalle cosiddette "istituzioni" europee. Il quesito, infatti, recita testualmente: "Deve essere accettato il piano d’accordo consegnato dalla Commissione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo monetario internazionale all’Eurogruppo del 25-6-2015 che si compone di due parti, le quali costituiscono la loro proposta unitaria?". Seguono le due caselle con le risposte: sì oppure no.
Referendum in Grecia: i sostenitori del NO
Da giorni è scattato il braccio di ferro tra i sostenitori del No e quelli del Sì. Tra i primi c'è tutto il governo guidato da Alexis Tsipras. Syriza ha tappezzato le strade delle città greche con manifesti che recitano "No. Per la democrazia, per la dignità". Il primo ministro, leader di un partito della sinistra radicale, ha il sostegno degli alleati di governo di Anel (centristi). Il ministro dell'economia Yanis Varoufakis ha srotolato un gigantesco striscione dalla finestra del suo ufficio: "No. Al ricatto e all’austerità". In molti si domandano cosa faranno i comunisti ortodossi del KKE, che in Grecia hanno un peso molto importante tra l'elettorato e potrebbero addirittura rappresentare l'ago della bilancia. Il partito ha dato indicazione di non votare né per il no, né per il sì: "Né la proposta della UE – FMI – BCE, né la proposta del governo di 47 più 8 pagine possono essere corrette perché sono piene di misure barbare antipopolari".
Referendum in Grecia: i sostenitori del Sì
Se il governo sta dando l'indicazione di votare per il No, gran parte delle opposizioni ha invece avviato la campagna per il Sì, con il sostegno dell'Unione Europea e di tutti i principali leader politici del continente. Lo slogan urlato nelle piazze è Menoume Evropi (Restiamo in Europa) e trova l'appoggio dei socialisti del Pasok, dei conservatori di Nea Demokratia e del movimento europeista To Potami. L'ex primo ministro Antonis Samaras ha diffuso nel pomeriggio di ieri un video in cui esprime il suo sostegno alla campagna del "Sì", "per la Grecia e per l'Europa". Scontato che lo facesse: quando era premier ha attuato diligentemente tutte le misure imposte dalla cosiddetta Troika. Misure che, secondo Tsipras, hanno causato il disastro economico più grave della storia greca.
Referendum in Grecia: i costi della consultazione
La convocazione del referendum per domenica ha innescato qualche polemica sulle spese che il paese dovrà sostenere, innescate – come è facile intuire – da coloro che avrebbero preferito non passare per la consultazione popolare. Ebbene, il ministro degli interni Niko Voutsis ha rassicurato che i costi non saranno esorbitanti e non supereranno i 20 milioni di euro. Al voto saranno chiamati 8 milioni di cittadini e perché sia valido il 40% degli aventi diritto dovrà recarsi alle urne. I risultati verranno elaborati dalla ditta Singurat Logic e saranno pronti in via definitiva nella giornata di lunedì. Secondo gli analisti i "No" sarebbero in lieve vantaggio sui "Sì", che a sua volta però starebbe rosicchiando posizioni giorno dopo giorno. Quel che è certo è che si tratta di un referendum estremamente sentito dalla popolazione: il 90% dei greci domenica dovrebbe recarsi alle urne.