Due morti in Crimea poche ore prima del referendum
La diplomazia, il voto, le armi e, purtroppo, anche i morti. In Ucraina sembra esserci tutto, quello che attiene alla ricomposizione pacifica delle controversie tra stati e ciò che attiene alla guerra. Nelle prossime ore si svolge un referendum in Crimea, la regione russofona dell'Ucraina "protetta" dall'esercito del Cremlino dopo la fuga da Kiev dell'ex premier Yanukovich, ma solo un giorno fa, nella notte tra giovedì e venerdì, due persone sono morte nei pressi di Donetsk (un filorusso e un passante), a seguito degli scontri tra filorussi e nazionalisti ucraini. In riferimento all'esito drammatico degli scontri, la Russia si è immediatamente detta "consapevole della propria responsabilità per la vita dei concittadini in Ucraina". Ricostruendo la vicenda, il Cremlino ha accusato "gruppi radicali di destra armati di spranghe ed armi traumatiche", che avrebbero aggredito "i manifestanti pacifici scesi in piazza" contro il nuovo potere instauratosi a Kiev.
Il referendum in Crimea non piace all'Occidente. I cittadini della regione sono chiamati domenica 16 marzo ad esprimere l'intenzione di svincolarsi o meno dal governo di Kiev. La soluzione democratica, tuttavia, lascia perplessi gli Usa, che attraverso il segretario di stato John Kerry, hanno fatto sapere che "non riconosceremo l'esito del referendum". Concetto, questo, ribadito dallo stesso presidente degli Usa, Barack Obama: "spero ancora in una soluzione diplomatica della crisi in Crimea – ha detto l'inquilino della Casa Bianca – se questo non accadrà, vi saranno conseguenze per la Russia". Quasi contemporaneamente alle dichiarazioni degli States, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) prendeva nota della presenza dell'esercito russo in Crimea, elemento che costituisce una "violazione del diritto internazionale".
La Russia invita i commissari dell'Osce a vigilare sul referendum. In una nota di Mosca si legge infatti che "il ministero degli esteri russo invita la direzione dell’Osce, gli Stati membri dell’ufficio delle istituzioni democratiche e dei diritti umani a rinunciare alla politica dei doppi standard e a considerare positivamente l’invito delle autorità di Crimea a prendere parte all’osservazione del referendum". Una partecipazione che, secondo il Cremlino, contribuirebbe alla de-escalation della situazione. I "doppi standard" è un riferimento, secondo l'interpretazione di Mosca, alla differente valutazione con cui l'Osce dichiara illegittimo il referendum in Crimea, ma – si legge ancora nella nota del ministro degli esteri russo – "passa sotto silenzio la questione della legittimità del colpo di Stato in Ucraina e dell’operato dell’attuale regime di Kiev".
Intanto sul Mar Nero galleggiano bocche di fuoco. Dalla portaerei russa della Flotta settentrionale, Ammiraglio Kuznetsov, si levano in cielo elicotteri e caccia, ma il portavoce russo Vadim Serga non ha fatto alcun riferimento alla crisi ucraina. Nelle stesse acque sta per arrivare la Uss Truxton, cacciatorpediniere americano il cui dislocamento – fanno sapere gli States – era previsto da prima della fuga di Yanukovich da Kiev. L'Unione Europea invece è pronta a procedere attraverso strumenti economici e diplomatici. Secondo fonti riportate dall'Agi, l'Ue sarebbe pronta a varare una serie di sanzioni contro la Russia che includerebbe anche il congelamento dei beni detenuti in Europa e il blocco dei visti per viaggiare.