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Referendum costituzionale: il fact checking sulle 7 promesse di Matteo Renzi agli italiani

Cosa c’è di vero, e di definitivo, negli annunci fatti dal premier nelle ultime settimane della campagna referendaria?
A cura di Michele Azzu
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“Migliaia di persone sono state prese in giro negli ultimi anni. Si è fatto credere che iniziava il futuro e si è continuato a vivacchiare sul presente”. Con queste parole, il presidente del consiglio Matteo Renzi lo scorso 16 novembre a Caltanissetta – in occasione dell’inaugurazione della strada statale – ha voluto smarcarsi dalla politica delle promesse: “Se c'è una cosa di cui siamo orgogliosi è che finalmente la stagione delle chiacchiere è finita”, ha continuato il premier.

Si tratta della posizione contro l’establishment – dopo Trump e la Brexit ormai inseguita da tutti – assunta dal premier in queste settimane, per riuscire a ribaltare le sorti del referendum costituzionale del 4 dicembre, in cui si deciderà sulla riforma del Senato, l’abolizione del Cnel, e la riforma del Titolo V (qui la scheda dettagliata della riforma). I sondaggi condotti finora, infatti, hanno sempre dato vincente il No, e cioè il voto contrario alla riforma e al premier.

Eppure, sono tanti a credere che le molte promesse fatte da Matteo Renzi in queste settimane siano, anch’esse, chiacchiere. L’abolizione di Equitalia, le tasse, i fondi alla sanità, i bonus ai pensionati, c’è di tutto. Molte di queste cose, poi, hanno poco o nulla a che fare col testo della riforma costituzionale. Ma rimandano alla promessa più grande, e cioè che votando Si al referendum si permetterà a Renzi di continuare a governare. E il suo governo porterà avanti le riforme per cambiare il paese.

Al momento è infatti difficile pensare che Renzi possa continuare a governare in caso di vittoria del No. Si diceva, sul piano degli annunci c’è davvero di tutto. Ma i ritardi nell’approvazione della Legge di bilancio, che contiene alcune delle cose promesse, e la bocciatura della riforma della pubblica amministrazione da parte della Consulta, hanno reso il cammino del governo più difficile. Vediamo nel dettaglio, allora, punto per punto le promesse di un nuovo “patto con gli italiani”.

  1. L’abolizione di Equitalia. Lo scorso 15 ottobre, in occasione della presentazione della Legge di Stabilità, Matteo Renzi annunciò l’intenzione di abolire Equitalia, la società statale che dal 2006 si occupa di riscuotere le imposte e le sanzioni di chi non ha pagato le tasse. Una società mal sopportata dall’opinione pubblica italiana, e spesso accusata di operare con modalità troppo dure. L’idea di Renzi sarebbe quella di accorpare le funzioni di Equitalia all’Agenzia delle entrate, che già la controlla. Secondo Renzi questa operazione porterebbe al recupero di 4 miliardi nel 2017. Ciò di cui si discute, dunque, è anche e soprattutto un condono fiscale, come ha sostenuto la senatrice del PD Maria Cecilia Guerra, della Commissione Finanze e Tesoro: “È a tutti gli effetti un condono”. Che potrebbe avvenire in maniera diretta o anche indirettamente, con la legittimazione per tanti italiani ad attendere nei pagamenti finché le cose non si chiariranno. L’ipotesi, è che si cancellino le sanzioni e gli interessi, o parte di essi, sulle cifre da pagare. Ma al momento non si sa nulla, manca un testo che spieghi come tutto questo accadrà.
  2. Gli sgravi fiscali per le assunzioni al sud. Il 16 ottobre il Sole 24 Ore aveva anticipato l’intenzione del governo di procedere alla decontribuzione totale per le aziende del sud Italia che nel 2017 assumeranno giovani e disoccupati a tempo indeterminato. Il fondo complessivo è di 730 milioni di euro, che serviranno a coprire gli 8.060 euro di contributi del neo-assunto per un anno intero. In pratica, si confermano gli incentivi alle assunzioni come nel primo anno di Jobs Act, ma solo al sud. Il piano è già stato firmato e sarà gestito dall’Anpal, la neonata Agenzia per le politiche attive.
  3. Bonus e quattordicesima ai pensionati. Il 28 novembre la Camera ha approvato la Legge di bilancio, che però dopo il referendum dovrà passare all’esame del Senato. Il pacchetto sulle pensioni è tra le parti più rilevanti del documento. Si estende la quattordicesima – fra i 330 e 500 euro – ai pensionati che non arrivano a mille euro al mese, in questo modo fornendo una sorta di aumento fra i 30 e i 50 euro al mese alle pensioni minime. L’intenzione iniziale era, come è noto, arrivare a un aumento di 80 euro, portando così anche ai pensionati il bonus di 80 euro di Renzi. Ma non è stato possibile arrivare a questa cifra. Si diceva, il provvedimento è nella Legge di bilancio approvata alla Camera, manca l’approvazione al Senato per cui non è ancora definitivo.
  4. L’abbassamento delle tasse. Non poteva ovviamente mancare l’annuncio di un abbassamento delle tasse. Il 25 novembre, in occasione del videoforum del quotidiano La Stampa, a Torino, Matteo Renzi ha spiegato che nel 2017 ci sarebbe l’intenzione di ridurre l’Iva o l’Irpef – e ha aggiunto che fra le due preferirebbe la seconda ipotesi. Al momento però non c’è nulla su carta, si tratta solamente di annunci. Di concreto, sul fronte della riduzione delle tasse, c’è l’abbassamento dell'Ires, e dell'Irpef agricola nella Legge di Bilancio. Che però, come si diceva sopra, dovrà essere approvata in Senato a seguito del referendum.
  5. Due miliardi alla sanità. Sempre nella Legge di Bilancio, si stanziano 113 miliardi di euro alla sanità. “Le polemiche stanno a zero”, ha detto Matteo Renzi, “Ci sono due miliardi in più rispetto all’anno scorso”. In realtà, questa cifra era stata già messa nera su bianco sul Def (il documento economico finanziario), ma era stata oggetto di discussione politica negli ultimi mesi. E questa cifra è necessaria, a detta della Federazione dell’ordine dei medici e del ministro Lorenzin, per garantire lo sblocco del turn over, oltre che l’approvvigionamento di farmaci anti tumorali e per l’epatite C. Per la conferma definitiva, anche qui, sarà necessario attendere l’approvazione della Legge di bilancio in Senato.
  6. Il rinnovo del contratto ai dipendenti statali. Si è trattato proprio in queste ore sul rinnovo del contratto nazionale per i lavoratori statali. L’attuale base della trattativa consiste su un aumento medio di 85 euro per i redditi più bassi, che si finanzierebbe con fondi aggiuntivi per il 2018. Si parla poi di premi di produttività e welfare integrativo. Il 26 novembre la Consulta aveva bocciato la riforma della pubblica amministrazione del ministro Madia, ritenendola parzialmente illegittima. Questo fatto ha rallentato l’iter del rinnovo dei contratti, firmato il 30 novembre fra governo e sindacati con la concessione degli 85 euro.
  7. La riduzione dei costi della politica. Lo scorso 27 maggio a Tokyo, in occasione della conferenza stampa del G7 in Giappone, Matteo Renzi aveva affermato che al referendum si sarebbe votato per la riduzione dei costi della politica, tesi poi portata avanti nella campagna referendaria per il Si fino ad oggi. La posizione del governo Renzi è che tagliando il numero dei senatori, con la soppressione delle province e l’abolizione del Cnel, lo Stato risparmierebbe 500 milioni di euro l’anno. La cifra, tuttavia, è del tutto incerta. La Ragioneria di Stato ha stimato che i risparmi certi dalla riforma costituzionale ammonterebbero a 57 milioni. Al momento, dunque, su questa promessa, non c’è nulla di concreto.
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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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