Reddito di cittadinanza e quota 100 pensioni, Mattarella firma il decreto: ecco cosa prevede
Dopo più di dieci giorni dal suo varo in Consiglio dei ministri, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il cosiddetto decretone, il provvedimento che prevede l’introduzione del reddito di cittadinanza e della quota 100 in materia di pensioni. La misura era stata approvata in Consiglio dei ministri il 17 gennaio e ha ricevuto la bollinatura della Ragioneria dello Stato il 25 gennaio. Il testo era poi arrivato al Quirinale per la ratifica. Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale inizierà l’iter parlamentare, che prenderà il via dal Senato, dove il testo è stato già trasmesso. Il decreto contiene le due misure cardine dei partiti di maggioranza: Movimento 5 Stelle e Lega. Da una parte la battaglia elettorale pentastellata, basata sul reddito di cittadinanza; dall’altra il cavallo di battaglia del Carroccio: la quota 100 e l’avvio del superamento della legge Fornero.
Il reddito di cittadinanza
Il provvedimento bandiera del M5s partirà ad aprile: si tratta di una misura di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Può accedere al reddito di cittadinanza chi ha un Isee inferiore ai 9.360 euro, un patrimonio immobiliare fino a 30mila euro, un patrimonio finanziario non superiore ai 6mila euro, soglia che arriva fino a 20mila euro per le famiglie con disabili. Grazie al reddito di cittadinanza, un single può arrivare a ricevere fino a 780 euro al mese. La cifra viene suddivisa in due componenti: un reddito vero e proprio che può essere, al massimo, di 500 euro e una parte che consiste in 280 euro per chi è in affitto o in 150 euro per chi ha un muto intestato.
La cifra massima che si può ricevere è 1.330 euro, nel caso di una famiglia composta da due adulti, un figlio maggiorenne e due minorenni. Il reddito viene erogato tramite la Rdc card: lì verranno accreditati i soldi. Sarà possibile spenderli direttamente con la carta, mentre solo 100 euro possono essere prelevati mensilmente. Può accedere al reddito chi ha la cittadinanza italiana o europea o chi ha un permesso di soggiorno di lungo periodo. È inoltre requisito necessario la residenza da dieci anni in Italia, di cui almeno gli ultimi due in via continuativa. Il beneficiario del reddito deve sottoscrivere un patto formativo o di inserimento al lavoro. E deve essere impiegato per otto ore settimanali di lavori utili. Dovrà poi accettare almeno una delle tre offerte di lavoro ritenute congrue: la prima arriverà entro 12 mesi e in un raggio massimo di 100 km dal luogo di residenza; la seconda entro 250 km; la terza può arrivare da tutta Italia. Dopo 18 mesi, il beneficiario si vedrà sospendere la misura per un mese per capire se ha ancora i requisiti per accedere: in caso positivo, gli verrà concessa una proroga per altri 18 mesi. Per i nuclei familiari con persone di età non inferiore ai 67 anni viene erogata la pensione di cittadinanza, sulla base delle stesse regole del reddito.
Quota 100 e pensioni
La quota 100 viene introdotta in via sperimentale per il triennio 2019-2021. Si tratta della misura che permette, a chi ha almeno 62 anni di età e almeno 38 di contributi versati, di anticipare la propria pensione da uno a cinque anni. Si prevede il divieto di cumulo con altri redditi da lavoro superiori ai 5mila euro lordi annui. Per andare in pensione vengono previste finestre trimestrali per i lavoratori privati e semestrali per i dipendenti pubblici. Per i privati sarà possibile andare in pensione con quota 100 a partire dal primo aprile, per gli statali dal primo agosto.
Chi usufruirà di quota 100 anticiperà la pensione senza penalizzazioni, ma con un taglio dell’assegno previdenziale per i minori contributi versati. Si prevede, inoltre, la possibilità di riscattare i buchi contributivi e anche la laurea per gli under 45: pagando poco più di 5mila euro sarà possibile riscattare un anno di studi universitari, fino a un massimo di cinque anni. Oltre alla quota 100, il decreto, in tema di pensioni, prevede anche la proroga dell’Ape sociale e dell’Opzione donna. Nel primo caso si tratta dell’anticipo pensionistico per i disoccupai e le persone in difficoltà. Nel secondo, dell’anticipo per le lavoratrici che hanno almeno 58 anni al 31 dicembre 2018 (59 per le autonome) e hanno versato almeno 35 anni di contributi.