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Reddito di cittadinanza, come cambia con le modifiche approvate dal Senato

L’Aula del Senato ha approvato alcuni emendamenti al reddito di cittadinanza, a poco più di una settimana dalla partenza della misura con la possibilità di inoltrare le richieste per accedere al sussidio. Ecco quali sono le principali modifiche approvate durante la discussione a Palazzo Madama.
A cura di Stefano Rizzuti
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Piccoli assestamenti. Modifiche che continuano a plasmare il reddito di cittadinanza, a pochi giorni dal 6 marzo, quando per i futuri beneficiari della misura sarà possibile presentare richiesta. In attesa del primo giorno di domande per accedere al sussidio, il Senato continua a modificare il testo del decretone contenente le regole sia del reddito che della quota 100 in tema di pensioni. Tra gli emendamenti discussi e approvati dall’Aula del Senato c’è quello riguardante il monitoraggio delle spese che avvengono attraverso la card del reddito: per lo Stato sarà possibile verificare solamente le cifre spese nel loro complesso, senza poter controllare ogni singola spesa. Attraverso decreto verranno “stabilite le modalità con cui, mediante il monitoraggio dei soli importi complessivamente spesi e prelevati sulla Carta Rdc, si verifica la fruizione del beneficio secondo quanto previsto al presente comma, le possibili eccezioni, nonché le altre modalità attuative”, si legge nel testo dell’emendamento.

Altro emendamento approvato dal Senato riguarda l’Inps, che avrà il compito di varare il modulo della domanda per ottenere il sussidio sentendo il ministero del Lavoro ma anche il Garante della privacy. Confermate in Aula alcune modifiche già approvate in commissione Lavoro negli scorsi giorni. A partire dalla stretta sugli stranieri che dovranno presentare la documentazione sullo stato di famiglia del loro paese d’origine ma tradotta in italiano. Approvata anche la norma che prevede un minimo di 8 ore e un massimo di 16 ore di lavori socialmente utili a settimana per i beneficiari del reddito. Altra conferma è quella riguardante lo stipendio minimo per definire un’offerta di lavoro congrua: il salario mensile non potrà essere inferiore agli 858 euro, altrimenti il beneficiario avrà il diritto di rifiutarla.

Per i nuclei familiari con disabili al loro interno, l’offerta verrà considerata congrua solo “se non eccede la distanza di cento chilometri dalla residenza”. Le famiglie con figli minori, invece, potranno avere un’agevolazione sulla terza offerta congrua, che dovrà essere non oltre i 250 chilometri di distanza dal luogo di residenza. Altra novità per i beneficiari è quella secondo cui chiunque usufruisca della misura dovrà dichiarare la sua immediata disponibilità al lavoro attraverso l’apposita piattaforma digitale, gli istituti di patronato o nei centri per l’impiego, entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio. Novità anche per chi deve richiedere la pensione di cittadinanza: potrà farlo anche attraverso gli istituti di patronato e di assistenza sociale. Confermata anche la norma anti-furbetti che permette di effettuare maggiori controlli sulle persone separate o divorziate successivamente al primo settembre 2018: la polizia locale dovrà certificare l’effettivo cambio di residenza avvenuto. Infine, l’Aula ha ribadito quanto già approvato in commissione sui beneficiari del reddito che hanno presentato dimissioni volontarie: non avrà diritto al reddito solamente il componente della famiglia che si è dimesso e non tutto il nucleo.

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