Reddito di cittadinanza, chi ha già presentato domanda rischia di essere riconvocato
Il decretone su reddito di cittadinanza e quota 100 prosegue il suo iter alla Camera dei deputati. Dopo un’analisi del testo tornato in commissione Bilancio per recepire alcune osservazioni tecniche, si riprenderà con l’esame dell’Aula già in serata. In attesa dell’approvazione del provvedimento a Montecitorio prima del suo ritorno al Senato, dove il via libera definitivo deve arrivare entro il 29 marzo. Centinaia di migliaia di cittadini hanno già richiesto, intanto, di poter accedere al reddito di cittadinanza: le domande si possono infatti presentare dal 6 marzo. Ma per alcuni dei richiedenti potrebbe esserci una piccola beffa: alcuni di loro, sulla base delle modifiche al decreto in discussione alla Camera, potrebbero essere richiamati ai Caf e alle poste per consegnare nuovi documenti da allegare alla richiesta. Si tratta, in particolare, dei cittadini stranieri che dovranno presentare anche una certificazione proveniente dal loro paese d’origine, ma scritta in italiano, riguardante la loro situazione economica e familiare.
I Caf, i Centri di assistenza fiscale, comunicano che sono 420mila gli italiani che hanno depositato la propria domanda o preso l’appuntamento per richiedere il reddito di cittadinanza. Tra i punti su cui gli operatori chiedono chiarimenti ci sono i documenti da allegare alla domanda, i diritti degli extracomunitari e la data di sussistenza dei requisiti. Tutte queste richieste sono state inoltrate al ministero e all’Inps. Per questo la Consulta nazionale dei Caf spiega che “era facilmente prevedibile che nell'attuare un provvedimento così importante, arrivato a conclusione solo negli ultimi giorni prima della partenza effettiva, si scontassero difficoltà sui moduli, sulle procedure, su alcuni contenuti”.
Chi rischia di essere richiamato per il reddito di cittadinanza
Il Sole 24 Ore ha fornito negli scorsi giorni un’analisi sulle domande pervenute finora ai Caf. Ciò che ne risulta è che hanno presentato richiesta pochi giovani under 30 e molte persone del Sud e delle Isole. Inoltre, il 15% delle domande arriva da cittadini stranieri, su un campione di quasi 64mila richieste arrivate a Caf Acli, Cisl e Uil. Uno dei temi è proprio quello dei cittadini stranieri. Che potrebbero essere richiamati nei Caf per fornire altri documenti, non previsti inizialmente.
Andiamo con ordine. È possibile presentare domanda dal 6 marzo. Chi, quindi, lo ha già fatto potrebbe essere costretto ad aggiornare o completare la richiesta tenendo conto delle modifiche apportate al decretone durante l’iter al Senato e alla Camera. Per ora è certo che le modifiche riguarderanno i cittadini extra-Ue. Per loro non basterà presentare l’Isee, ma servirà anche una certificazione in lingua italiana rilasciata dal paese d’origine sulla situazione economica. Nello specifico, si tratta del certificato per verificare la composizione del nucleo familiare, il reddito e il patrimonio. Questi documenti dovranno essere tradotti in italiano e convalidati dal consolato. Non serviranno però per tutti i paesi: alcuni saranno esentati in una lista individuata dal ministero del Lavoro con cui si stabilirà in quali Paesi è impossibile ottenere le certificazioni.
Come spiega Giovanni Ventura, presidente del Caf Cisl, al Sole 24 Ore, ora sarà necessario “richiamare questi richiedenti agli sportelli per integrare la domanda e vedere nel dettaglio come sarà regolamentato questo aspetto, che potrebbe presentare criticità”. Nel frattempo, con il decretone si potrebbe introdurre una finestra di sei mesi per presentare le integrazioni per chi ha già fatto domanda. Non a caso, come spiega Giovanni Angileri, presidente del Caf Uil, “molti aspiranti beneficiari del reddito di cittadinanza hanno già preso appuntamento per aprile, in attesa della veste definitiva del decreto. Ci chiedono quali offerte di lavoro saranno obbligati ad accettare e a quella distanza. Tutti aspetti da chiarire, per valutare l’accesso al beneficio”.