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Il governo non vuole abolire il reato di immigrazione clandestina. Perché?

Un mese fa ci eravamo chiesti che fine avesse fatto l’abolizione del reato d’immigrazione clandestina, approvato dalla Camera ad aprile 2014. Il governo aveva 18 mesi per emanare il decreto legislativo che formalizzasse la depenalizzazione. Lo schema è arrivato in commissione Giustizia, ma di reato di ingresso e soggiorno irregolare non si parla.
A cura di Claudia Torrisi
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Un mese fa ci eravamo chiesti che fine avesse fatto la depenalizzazione del reato d'immigrazione clandestina, approvato dalla Camera ad aprile 2014 con la legge n. 67,  "delega sulle pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio". Il provvedimento dava al governo 18 mesi per emanare il decreto legislativo che depenalizzasse il "reato di ingresso e soggiorno reato di ingresso e soggiorno irregolare nel territorio dello Stato", introdotto nel 2009 quando ministro dell'Interno era Roberto Maroni. Una delega che è scaduta a novembre.

Mercoledì 2 dicembre è arrivato in commissione Giustizia lo "schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di abrogazione di reati e introduzione di illeciti con sanzioni pecuniarie civili", cioè quello che, secondo quanto stabilito, avrebbe dovuto contenere l'abolizione del reato di immigrazione clandestina. Il punto è che nello schema arrivato in commissione non si parla della depenalizzazione dell'ingresso o soggiorno irregolare. A denunciare l'assenza è stato Andrea Maestri, deputato di Possibile, secondo cui "il Governo ha deciso di non esercitare la delega. Manca completamente la parte sul reato di clandestinità. Adesso utilizzeremo tutti gli strumenti possibili che abbiamo a disposizione in Parlamento".

Fino a questo momento da Palazzo Chigi c'era stato il silenzio più totale sul tema, nonostante lo scorso aprile Amnesty International Italia, Asgi, A buon diritto e Medici per i diritti umani avessero sollecitato il governo, scrivendo una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Essendo già passati dodici mesi, le associazioni chiedevano di "dare seguito quanto prima all’incarico ricevuto, procedendo alla cancellazione, definitiva e completa, del reato di immigrazione irregolare dall'ordinamento".

A luglio di quest'anno, in un'audizione in commissione Affari costituzionali al Senato, il ministro Orlando aveva parlato del reato di clandestinità, definendolo "inefficace, con una capacità limitata, se non nulla, di deterrenza". "L'abrogazione del reato di immigrazione clandestina non solo comporterà un risparmio di risorse, giudiziarie e amministrative – aveva detto il ministro – ma produrrà anche effetti positivi per l’efficacia delle indagini in materia di traffico di migranti e favoreggiamento all'immigrazione clandestina". Per Orlando, già questa estate, i tempi erano maturi per l'abolizione e il delegato delegato già pronto, in attesa solo dell'ultimo step. Dovevano essere gli ultimi giorni, da allora, però, nessun segnale. Nell'approvazione preliminare dei due schemi di decreto legislativo in materia di depenalizzazione, in effetti, di clandestinità non si era parlato. Il ministro Orlando ha dichiarato che era stata "lasciata aperta una finestra riflessione per il Parlamento" sul "tema caldo" del reato di immigrazione clandestina.

"È assurdo che dica ‘se ne occupi il Parlamento' – ha spiegato Maestri – Le Camere lo hanno già fatto nel 2014, ne hanno discusso un anno fa e hanno deciso che il reato di immigrazione irregolare va cancellato perché inutile e dannoso. È un reato-spot, totalmente inefficace, che trasforma – inutilmente e pericolosamente – in criminale qualsiasi cittadino straniero irregolare, cioè non in regola con il permesso di soggiorno (magari solo perché non ha potuto rinnovarlo avendo perso il lavoro o perché non gli è stato riconosciuto il diritto di asilo)". Un reato che, secondo quanto aveva spiegato a Fanpage.it Guido Savio, avvocato dell'Asgi, "ingolfa le procure e lo Stato spende un sacco di soldi per un processo inutile, che è di competenza del giudice di pace e prevede pene pecuniarie che nessuno paga. Se il condannato è nullatenente lo Stato non può rivalersi per pignorare i beni, perché stiamo parlando di irregolari, che non hanno beni o sicuramente non li hanno alla luce del sole. Nella maggioranza dei casi, poi, sono processi in contumacia, che iniziano un anno dopo la denuncia".

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