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Siria: bimbi addestrati dai jihadisti e costretti a guardare le decapitazioni

Uccisi dalla fame o dai mortai, maltrattati e costretti a fare le spie. Secondo il rapporto Onu questa è la situazione dei minori in Siria e Iraq. Nei territori occupati dai jihadisti molti minori sono stati giustiziati, decapitati e crocifissi, mentre altri sono stati costretti ad osservare l’esecuzione delle pene o ad iniziare l’addestramento militare. Anche da parte governativa le violazioni dei diritti umani e dei minori avvengono su larga scala.
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Uccisi. Maltrattati. Sfruttati. Abbandonati. È un vivere senza pace e con poche speranze quello dei minori siriani ed iracheni, sottoposti alle violenze più crudeli da parte degli aguzzini di turno, utilizzati come spie o addestrati militarmente alla guerra santa contro l'Occidente. Il rapporto della Commissione indipendente internazionale d'inchiesta sulla Repubblica Araba di Siria non lascia molti dubbi sulle condizioni di vita dei cittadini mediorientali devastati da più di tre anni di conflitto interno. La relazione, stesa per conto dell'Alto commissariato per i diritti umani dell'Onu (United Nations High Commissioner for Refugees) e basata su 480 interviste, ha analizzato la situazione nel paese sconvolto dalla guerra civile iniziata nel 2011 e, soprattutto, dalla ferocia jihadista.

Amputazioni, frustate ed esecuzioni capitali nel rapporto Onu sulla Siria

Dal rapporto emergono gravissime violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale compiute da entrambi le parti (ovvero quelle fedeli al Presidente Bashar al-Assad e quelle appartenenti all'autoproclamato califfato Siro-iracheno con a capo Abu Bakr al-Baghdadi), accomunate dal perpetrare massacri sia contro gli avversari che contro la popolazione.
Nei territori occupati dai miliziani dell'Is (lo Stato Islamico, noto anche con le sigle di Isis e Isil), ovvero il nord-nordest della Siria e il Nord-nordovest dell'Iraq, il venerdì da giorno sacro dell'Islam è diventato il giorno dell'orrore. Il giorno in cui i miliziani jihadisti fanno pubblico sfoggio delle atrocità commesse, per instillare il terrore più puro nelle popolazioni soggiogate e prevenire così ogni tentativo di insurrezione.  “Nei territori siriani sottoposti al controllo dell'Isis – si legge nella relazione – durante i venerdì di ogni settimana si verificano con regolare frequenza esecuzioni capitali, amputazioni e frustate pubbliche. I civili, inclusi i minori, sono obbligati ad essere presenti. I corpi di coloro che sono stati uccisi vengono esposti in pubblico per molti giorni, terrorizzando così la popolazione locale. Le donne che non hanno accettato l'abbigliamento imposto dai miliziani dell'Isis vengono frustate in piazza, mentre in realtà come Ar-Raqqah (nel Nord del Paese, ndr) i bambini dai dieci anni in su vengono reclutati e addestrati nei campi dell'Isis”.

Rapporto Onu sulla Siria: Isis è un pericolo per i civili

E ancora: “I miliziani dell'Isis hanno commesso crimini di guerra e crimini contro l'umanità ad Aleppo e Ar-Raqqah, tra cui torture, omicidi, sparizioni e trasferimenti forzati. L'Isis rappresenta un chiaro e costante pericolo per i civili, in particolare le minoranze, residenti in Siria e nelle aree sottoposte al loro controllo”. Il numero di violenze, torture ed omicidi è purtroppo lunghissimo. “Ad aprile i miliziani dell'Isis hanno giustiziato sette persone, di cui cinque minori di 18 anni, nella piazza El-Naim della città di ar-Raqqah, accusati di essere componenti delle forze nemiche – continua il report presentato a Ginevra –. I cadaveri sono stati crocefissi e lasciati in piazza per tre giorni. […] L'Isis ha anche giustiziato numerosi ragazzi tra i 15 ed i 17 anni, uccidendo poi due donne tramite lapidazione. […] A febbraio un ragazzo di 15 anni è stato decapitato perché accusato di aver stuprato una donna, numerosi bambini hanno dovuto partecipare all'esecuzione della condanna. Secondo fonti locali il ragazzo sarebbe stato giustiziato perché componente di un gruppo armato nemico dell'Isis”.

Dal rapporto presentato in Svizzera, si evince che sia i miliziani dell'Is che i componenti dell'esercito regolare sfruttano costantemente i minori per attingere, passare e far circolare informazioni. Ciò, si legge sempre nel rapporto, è reso possibile anche a causa dell'enorme numero di bambini che a causa dei combattimenti hanno perso uno od entrambi i genitori e quindi sono alla mercé dei combattenti (basti pensare che secondo l'ultimo dato disponibile dell'Onu sono circa un milione i minori che sono scappati dal paese per sfuggire a violenze e fame).
“Il reclutamento dei minori da parte di gruppi armati ribelli così come da parte dei comitati popolari governativi al fine di partecipare alle ostilità e fornire così supporto alle forze in campo è in costante crescita – si legge nel documento –. La distruzione delle famiglie e delle strutture sociali, spesso a causa della morte o sparizione degli uomini, ha lasciato le donne e le bambine vulnerabili alle violenze e responsabili uniche delle loro famiglie. Tale vulnerabilità persiste anche nelle vite dei rifugiati, con la crescita di fenomeni di violenze sessuali e matrimoni di minori in alcuni campi profughi”.

Bambini uccisi e torture: ecco l'elenco degli orrori

Il documento evidenzia come anche le forze leali al Presidente al-Assad abbiano compiuto, nel corso degli ultimi tre anni, atti di violenza e crimini contro l'umanità. Gli abusi, le torture e gli omicidi nelle carceri sono all'ordine del giorno, così come è stato dimostrato l'utilizzo di agenti chimici (il diossido di cloro nella fattispecie) in otto differenti attacchi avvenuti nella parte occidentale del paese compiuti tra aprile e maggio del 2013. Il report sottolinea anche come troppo spesso i militari dell'esercito regolare abbiano impedito a feriti, nemici e semplici civili, di raggiungere gli ospedali per le cure del caso, così come spesso siano stati bloccati i rifornimenti alle strutture sanitarie dei nemici al fine di proseguire operazioni di accerchiamento ed assedio.
“Ad aprile – si legge – un quattordicenne nel tentativo di fuggire da Ghouta, nella zona del governatorato del Rif di Damasco, e trovare cibo è stato ucciso al checkpoint di al-Muhayam. […] Nel 2013 un dodicenne è stato arrestato a Damasco per aver parlato con suo cugino, considerato componente di un gruppo armato. La famiglia, attraverso l'intervento di un legale, ha determinato che il ragazzo era stato portato nella struttura di sicurezza militare 235. A seguito delle richieste di liberazione, il giudice del caso ha reso noto che il minore si trovava presso una clinica privata. Quando i genitori sono giunti sul posto hanno scoperto che il giovane era deceduto. Sul corpo sono state ritrovate numerose tracce di tortura, incluse quelle da folgorazione”.

Ancora una volta a pagare il conto, con la vita, con condizioni disumane e con ferite fisiche e psicologiche difficilmente guaribili sono i più deboli che nell'indifferenza della comunità internazionale incapace ad oggi di imporre il cessate il fuoco o d'intervenire con urgenza per evitare che la crisi si tramutasse in inferno. La cooperazione tra le forze armate siriane e quelle occidentali in chiave anti-jihadista (nei giorni scorsi l'aeronautica militare nordamericana ha dato il via ad operazioni di ricognizione sui cieli di Damasco per individuare le roccaforti dell'Is), potrebbe portare nel medio lungo periodo ad una soluzione della crisi, ma sembra necessario che la comunità internazionale intervenga in modo energico a favore delle popolazioni e dei più deboli devastati da tre anni di conflitto e, al momento, in balia di un destino tutt'altro che favorevole.

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