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Ragusa, si sgonfia il caso del “rapitore” indiano: “Ha solo preso in braccio la bimba”

La ricostruzione del procuratore di Ragusa Carmelo Petralia: Ram Lubhaya, il cittadino indiano denunciato il 16 agosto con l’accusa di aver tentato di rapire una bambina sulla spiaggia di Scoglitti, ha solo preso in braccio per qualche secondo la piccola. Non aveva intenzione di allontanarsi con lei.
A cura di Susanna Picone
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Si sgonfia, dopo le tante polemiche dei giorni scorsi, il caso di Ram Lubhaya, il cittadino indiano denunciato il 16 agosto con l'accusa di aver tentato di rapire una bambina di cinque anni sulla spiaggia di Scoglitti, in provincia di Ragusa. “Il reato da contestare – ha spiegato il procuratore capo di Ragusa Carmelo Petralia, intervistato da Repubblica Palermo – sarebbe quello di ‘presa di bambina in braccio', ma il nostro Codice non lo prevede”. Il procuratore, a cui è stata chiesta dalla procura generale di Catania e dagli ispettori del ministero della Giustizia una relazione sulla vicenda, ha quindi provato a ironizzare e ha ricostruito quanto accaduto. Dopo il presunto rapimento in spiaggia, il pm Giulia Bisello si era rifiutata di confermare il fermo del cittadino indiano, che era stato effettuato dai carabinieri, e per questo era stata presa di mira da molti – sia esponenti del centrodestra che comuni cittadini – indignati per la scelta del sostituto procuratore di Ragusa, che invece aveva subito ricevuto il sostegno del capo del suo ufficio.

L’uomo ha solo preso in braccio la bambina – Petralia da parte sua ha spiegato che Ram Lubhaya, noto in spiaggia perché faceva tatuaggi, si è avvicinato alla bimba che era con il padre. Le ha fatto una carezza e l’ha presa in braccio per pochi secondi, fino a quando il padre infastidito gli ha detto di lasciare la bimba. Nient’altro. A quel punto però un amico dei genitori della piccola ha chiamato i carabinieri: “C’è uno che ha tentato di prendere una bimba”, ha denunciato. All’arrivo dei carabinieri l’indiano è stato quindi fermato per sequestro di persona: “Un fermo tecnicamente sbagliato – ha spiegato Petralia – L'indiano passa una notte in cella e il giorno dopo, giustamente, il mio pm lo libera”.

“Delirio mediatico” – “E lì si scatena un delirio mediatico di una violenza inaudita tale da inquinare il dato probatorio che con calma siamo riusciti a ricondurre alla realtà. Una cosa deve essere chiara: noi possiamo anche avere sbagliato, l’ispezione è anche doverosa, ma su vicende così delicate si deve agire con serenità e non sull’onda di un’emotività incontrollata”, ha concluso il procuratore. Successivamente anche altri testimoni ascoltati dai carabinieri hanno confermato che Ram Lubhaya non ha mai tentato di allontanarsi con la piccola. Sull’uomo, che non aveva il permesso di soggiorno, pendeva un decreto d'espulsione precedente ai fatti di Scoglitti, e ora si trova in un Cie in attesa di lasciare l’Italia.

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