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L'omicidio Meredith Kercher

Raffaele Sollecito l’imperturbabile “vittima” della giustizia italiana

Dopo l’assoluzione piena di Raffaele Sollecito, il giovane pugliese può riabbracciare la sua famiglia. Dopo un calvario di 4 anni il giovane fa ritorno a Bisceglie. La storia di un 23 enne considerato un terribile assassino spesso criticato per il suo non “lasciar trapelare emozioni”.
A cura di Simona Saviano
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Dopo l'assoluzione piena di Raffaele Sollecito, il giovane pugliese può riabbracciare la sua famiglia
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Violenza sessuale, concorso in omicidio volontario, omicidio volontario, simulazione di reato: questi i terribili reati da cui è stato scagionato Raffaele Sollecito. Dopo l'assoluzione di Raffaele e Amanda nel caso Meredith emerge l'immagine di un giovane che a 23 anni ha sperimentato un calvario durato 4 anni. Rileggendo a ritroso la storia di Raffaele Sollecito, assolto in pieno per non aver commesso i reati (così come affermato nell'arringa conclusiva del suo avvocato Giulia Bongiorno nell'ambito del processo Meredith "nulla collega Raffaele a questo processo") di cui è stato per lungo tempo accusato, si delinea la straziante storia di una giovanissima vittima della giustizia italiana.

Raffaele Sollecito, che all'epoca del delitto era un laureando 23 enne in informatica presso la Facoltà di Ingegneria a Perugia, si è da sempre definito innocente, sin dal giorno del suo primo interrogatorio. Il giovane, originario di Giovinazzo in Puglia, aveva da poco iniziato una relazione sentimentale con la studentessa americana Amanda Knox. Insieme alla sua fidanzata, Raffaele chiamò i carabinieri che per primi giunsero sul luogo del delitto il 1° novembre del 2007 a Via Pergola n. 7 dove trovarono il corpo senza vita della giovane 21 enne Meredith Kercher.

Raffaele Sollecito si è sempre dichiarato innocente

Raffaele Sollecito è stato assolto nell'ambito del processo Meredith
In foto: un'immagine di Raffaele Sollecito (www.raffaelesollecito.org)

Durante il primo interrogatorio il giovane pugliese dichiarò di "non essere presente sul luogo del delitto". La polizia scientifica mise in dubbio le sue parole dopo aver ritrovato sul luogo del delitto l'impronta di una scarpa "compatibile con quella del ragazzo". Venne ritrovata quella che si pensava fosse l'arma del delitto, un coltello, proprio a casa di Raffaele Sollecito: le prime bagarre tra difesa e accusa del giovane riguardarono soprattutto sull'esistenza di tracce di sangue sia sulle Nike di Raffaele che sul coltello a lui sequestrati.

Solo nel luglio scorso sono cadute le prove che inchiodavano Raffaele Sollecito, che da sempre aveva fornito un alibi: raccontava di aver essere stato al pc durante l'arco di tempo in cui si consumava l'omicidio. Anche in questo caso ci sono da sempre state delle discordanze tra accusa e difesa che avevano portato sul banco dei testimoni degli esperti informatici per risolvere le tesi discordanti: già a settembre del 2009 la difesa aveva registrato un successo il tal senso dimostrando una reale "attività al pc durante quelle ore" e quindi un'estraneità di Raffaele ai fatti.

un'immagine inquietante di Raffaele Sollecito usata durante il processo Meredith
Una foto ripresa dal blog di Raffaele Sollecito: raffasollecito.spaces.live.com

Le prime impressioni dei sul giovane pugliese non furono delle migliori, il Tribunale di Perugia lo definiva inquietante, stando alle immagini che Raffaele mostrava sul suo blog. Venne chiesto l'arresto di Raffaele Sollecito a causa della "sua condotta e dei suoi atteggiamenti, nonchè con le sue ondivaghe dichiarazioni, spesso allineatesi alle oniriche versioni dell'ex fidanzata, sintomo di un temperamento fragile, esposto a pulsioni e condizionamenti di ogni genere". Chiunque seguisse la vicenda all'epoca (impossibile fare altrimenti, vista l'attenzione dei media sul caso) ricorda che il giovane Raffaele veniva dipinto come un laureando dallo sguardo glaciale, totalmente subdolo della sua fidanzata, dalle cui dichiarazioni non trapelava alcuna emozione.

Le tappe del processo Meredith: la verità di Raffaele Sollecito

Raffaele Sollecito al processo Meredith nel 2009
Raffaele Sollecito al processo Meredith nel 2009

La svolta nei primi giorni del 2008 quando gli investigatori rintracciarono il DNA di Raffaele Sollecito sul reggiseno di Meredith Kercher: per gli inquirenti era la prova evidente della presenza del giovane studente sul luogo del delitto. A febbraio dello stesso anno Raffaele si laureò nel carcere di Perugia in informatica con votazione di 99 su 110. A giugno del 2008 la famiglia Sollecito chiamò l'avvocato e deputato del Pdl Giulia Bongiorno a difendere Raffaele. Durante diverse sedute del processo viene rifiutata l'ipotesi di scarcerazione per i due, a causa di una possibile "reiterazione del reato e di fuga". 

Ad ottobre del 2008 venne condannato Rudy Guede a 30 anni di carcere (oggi ridotti a 16) con l'accusa di omicidio volontario e violenza sessuale ma Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono rinviati a giudizio; nell'anno successivo i difensori chiesero di scagionare i due giovani ex fidanzati da ogni accusa per non aver compiuto il reato ma a dicembre Raffaele venne condannato alla pena di 25 anni di carcere.

Raffaele Sollecito prende la parola durante il processo nel 2009

Il giovane Raffaele, accusato del delitto di Meredith Kercher ascoltato dai pm durante il processo a Perugia nel 2009 in cui affermò di non aver mai visto Rudy in vita sua

Ad aprile del 2010 i legali di Raffaele chiedono una nuova perizia del DNA di Raffaele sul luogo del delitto, si ricorre in Cassazione che conferma i 16 anni per Guede e a dicembre la Corte d'Assise di Perugia riapre il processo per Raffaele e Amanda, disponendo la nuova perizia richiesta dai difensori. La perizia, definita "super partes", ha avuto come oggetto l'analisi delle tracce sul coltello che ha ucciso Meredith e sul reggiseno indossato dalla vittima.

Raffaele Sollecito abbraccia il suo avvocato Giulia Buongiorno dopo la sua assoluzione
In foto: Sollecito abbraccia il suo avvocato Giulia Bongiorno dopo l'assoluzione

Dopo alcuni colpi di scena (risultati non veritieri) che coinvolgevano Rudy Guede e delle presunte confidenze al suo compagno di cella, si aprì una lunga battaglia sul DNA: i procuratori generali avevano chiesto nuova perizia per riconoscere l'aggravante dei "futili motivi" (richiesta rifiutata dai periti scientifici per i quali non è possibile ripetere l'esame del DNA su una prova ormai logorata). A ciò si aggiungeva la richiesta di ergastolo per Raffaele e Amanda da parte dell'accusa.

Il 3 ottobre è arrivata l'assoluzione per Amanda e Raffaele, oggi liberi di tornare a casa, per la gioia dei propri familiari, che sembrano non temere il ricorso in Cassazione chiesto dall'accusa. Una sentenza che l'avvocato Giulia Bongiorno si aspettava, così come si aspetta la conferma dell'assoluzione piena. Così come affermato da Francesco Sollecito, padre di Raffaele, tutti si aspettano: "una sentenza ineccepibile dal tribunale d'Appello che verrà confermata in Cassazione. Perché l'innocenza di Raffaele è negli atti".

L'assoluzione piena di Raffaele Sollecito

Francesco Sollecito, padre di Raffaele Sollecito, commenta il ritorno a casa del figlio

Il padre di Raffaele Sollecito racconta di voler incontrare, quando se la sentiranno, i genitori di Meredith

“ Va in giro a toccare le cose e a sentire l'odore dell'erba come se fosse un bambino ”
Francesco Sollecito
Il padre di Raffaele Sollecito ha affermato di essere felice, dopo la fine di un vero e proprio incubo: "Oggi è un giorno felice per noi. Ieri prima della sentenza provavo un'angoscia immensa perchè sapevo che si stava decidendo la nostra vita futura. La sentenza mi ha restituito mio figlio e anche la vita". Racconta come suo figlio sia ancora frastornato e stia cercando di recuperare e di riappropriarsi della sua vita.

La storia di Raffaele Sollecito, spesso criticato duramente dai media e dall'opinione pubblica per la sua "mancanza di emozione" (un esempio fra tutti il paragone tra Amanda Knox che dopo la lettura della sentenza di assoluzione è scoppiata in lacrime e il giovane pugliese che invece ha mantenuto un atteggiamento "imperturbabile") ricorda un po' il personaggio di Meursault, nel romanzo Lo Straniero di Albert Camus. Accusato di aver ucciso un arabo su una spiaggia, durante il processo Meursault veniva tacciato di mancanza di sensibilità per non aver "pianto al funerale della madre", morta qualche giorno prima dell'assassinio. La morte dell'arabo passa in secondo piano e l'intero processo verte sulla sua freddezza, sul suo sguardo glaciale. Non è possibile giudicare o criticare un giovane la cui vita si è fermata a 23 anni e definirlo "inquietante" sulla base, ad esempio, di foto goliardiche presenti su una sua pagina personale. L'opinione pubblica italiana si è fatta forse influenzare dall'immagine veicolata dai media di questo giovane succube della propria fidanzata, freddo e impassibile di fronte alla morte, ma che oggi, a distanza di 4 anni, i giudici definiscono un uomo innocente. Attendiamo, insieme alla famiglia di Mez che aspetta ancora la verità, la prossima sentenza per sapere come finirà la vicenda di Amanda e Raffaele.

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