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Quota 100, in pensione fino a 5 anni e mezzo prima ma con il 25% di taglio all’assegno

Secondo uno studio realizzato da Progetica per il Corriere della Sera, molti lavoratori potranno andare in pensione fino a 5 anni e mezzo prima del previsto, ma questa possibilità prevede un drastico taglio degli assegni pensionistici che può arrivare fino al 25% per chi avrà iniziato a lavorare tra i 22 e i 26 anni.
A cura di Charlotte Matteini
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La legge di bilancio è ormai in dirittura d'arrivo ed entro qualche mese dovrebbe entrare in vigore la riforma previdenziale improntata sul meccanismo della cosiddetta quota 100, che prevede la possibilità di andare in pensione in anticipo rispetto alla legislazione vigente qualora la somma dell'età pensionabile del lavoratore e delle annualità contributive versate faccia 100. Secondo il Corriere della Sera, molti lavoratori potranno dunque andare in pensione fino a 5 anni e mezzo prima del previsto, ma questa possibilità prevede un drastico taglio degli assegni pensionistici che può arrivare fino al 25%.

"Le simulazioni realizzate in esclusiva per L’Economia da Progetica, società di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale, mostrano i possibili effetti dell’introduzione della «quota 100», cioè la somma dell’età anagrafica (62 anni) e dell’anzianità contributiva (38) come requisito per accedere al pensionamento […]  Chi ha cominciato a lavorare fra i 22 e i 26 anni con continuità di carriera otterrà i maggiori benefici dall’introduzione di Quota 100, cioè la somma di 62 anni di età e 38 di contributi. Il conto, però, sarà molto salato. Potrà anticipare il pensionamento sino a 5 anni e sei mesi, ma il suo vitalizio subirà un taglio del 25%. Gli effetti sull’età di pensionamento e sul rapporto fra pensione e ultimo stipendio saranno molto diversi a seconda dell’età e dell’inizio della contribuzione", spiega il Corriere della Sera.

"Gli effetti simulati sulle età di pensionamento indicano che con Quota 100 non cambierà nulla per chi ha iniziato presto a lavorare, per esempio a 18 anni. Per questi profili continuerà a essere raggiunto per primo il requisito di pensione anticipata, basato sui contributi versati. Un impatto tra lo scarso e il modesto, compreso tra pochi mesi e due anni, si ha invece per coloro che hanno iniziato a lavorare tardi, intorno ai 30 anni, e per coloro che hanno avuto carriere intermittenti, come precari e donne. I maggiori benefici di questo meccanismo riguarderanno chi ha iniziato a lavorare in fasce intermedie, tra i 22 ed i 26 anni. Per alcuni profili, infatti, l’anticipo potrebbe superare i 5 anni: addirittura cinque anni e sei mesi per un trentacinquenne che ha cominciato a 26″, si legge nella relazione di Progetica.

In sostanza, più l'età pensionabile sarà avanzata e quella di entrata nel mondo del lavoro bassa, più gli effetti della "quota 100" saranno meno impattanti per i neo pensionati. Chi invece avrà iniziato a lavorare tra i 22 e i 26 anni e volesse andare in pensione fino a 5 anni e 6 mesi prima si vedrebbe tagliare l'assegno del 25% circa. "Per chi potrebbe continuare a lavorare il rovescio della medaglia dell’andare prima in pensione è quello di versare meno contributi, e avere quindi una pensione più bassa a causa dei meccanismi di calcolo basati sulla speranza di vita", si legge nella relazione.

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