169 arresti, 50 milioni di euro sequestrati e una provincia, quella di Crotone, che improvvisamente si risveglia scoprendo che la ‘ndrangheta è cresciuta al punto di non cercare più i politici ma di sostituirli: come ha sottolineato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri «la ‘ndrangheta ha messo i suoi uomini, funzionali all’organizzazione criminale. Più volte abbiamo documentato come i politici che cercano i capimafia per avere i pacchetti di voti. Oggi siamo ancora a un passo ulteriore: uomini interni all’organizzazione gestiscono in modo diretto la cosa pubblica». E ha ragione il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto quando dice che se «un’amministrazione comunale viene presieduta da un uomo di ‘ndrangheta, il baratro è vicino».
Eppure gli arresti di oggi sono soprattutto una (meritata) medaglia per gli uomini al fronte di uno Stato che quando decide di investire le proprie risorsi e propri uomini migliori dimostra di essere in grado di assestare colpi importanti nell'economia delle cosche. L'’operazione Stige condotta dagli 007 del Ros e dei militari del Comando provinciale dei carabinieri di Crotone sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha disarticolato le attività imprenditoriali della cosca Farao-Marincola di Cirò (storicamente una delle più potenti della Calabria) ma soprattutto ha messo le mani tra la politica locale (tra gli arresti ci sono diversi sindaci e amministratori locali oltre al Presidente della Provincia di Crotone) come non era mai accaduto prima.
Il perché di una così imponente azione investigativa si può ritrovare nelle parole di Gratteri che, in conferenza stampa, ha ringraziato il Generale dei Carabinieri Tullio Del Sette "per aver investito uomini e risorse sul distretto di Catanzaro". "Prima di essere nominato procuratore – ha detto Gratteri – sono andato a trovare il generale per spiegargli il progetto che avevo in mente per creare una struttura solida e forte. Del Sette fu il primo a credere in questo progetto. Prova ne è che prima del mio insediamento il generale ha mandato i primi della classe, ufficiali che potevano ambire a citta' come Roma e Milano e che invece sono stati inviati al ‘fronte'". "Questo suo coraggio – ha aggiunto il procuratore – ha fatto si' che oggi in questo distretto possiamo contare su una orchestra di grandi uomini".
E ha ragione Gratteri: forse la rinnovata energia con cui la Procura di Catanzaro dipende proprio dall'investimento di energie (e dalla volontà, anche politica) che è stato fatto su quel territorio. Mettere a disposizione mezzi, uomini e risorse a una Procura significa inevitabilmente permetterle di agire con più velocità e con più fermezza: la battaglia alla criminalità organizzata non si porta avanti con qualche rigo spiccio nel programma elettorale o con qualche pomposa celebrazione alla memoria ma si determina con le leggi e gli strumenti migliori per applicarle. Il messaggio di oggi è chiaro: la ‘ndrangheta non è irraggiungibile nelle risorse a disposizione e nemmeno nell'organizzazione. Se i "buoni" fossero messi nelle condizioni di operare forse i risultati arriverebbero, ancora di più. Ed è un tema da tenersi a mente per la prossima campagna elettorale, per tutti.