"Si pongono fin da subito (contributi erogati nel 2013) alcuni limiti ai costi ammissibili per calcolare l’importo del contributo statale." Come è noto, non sono poche le polemiche seguite all'intervento del Governo Monti nell'ottica di una riorganizzazione del comparto "fondi all'editoria". Tanto più dal momento che si tratta di "soldi" su cui si concentrano critiche e lamentele da parte dell'opinione pubblica, ma che allo stesso tempo rappresentano una boccata d'ossigeno vitale per gran parte della carta stampata italiana. Una anomalia, quella del finanziamento pubblico ai giornali, tanto più insostenibile quanto confuse e del tutto opinabili erano le modalità di accesso e ripartizione dei fondi, che si prestavano a raggiri, forzature, quando addirittura non comportamenti "al limite del legale". Il caso L'Avanti ne è solo l'ultima, scandalosa epifania, ma la necessità di un intervento era già palese da tempo. E il tutto senza neanche affrontare il nocciolo della questione, che senza mezzi termini resta lo stesso: è giusto che lo Stato continui a foraggiare giornali cartacei che, per una serie di motivi, non riescono a "stare sul mercato". Un discorso che, come riportavamo in un altro dossier, "investe la sostenibilità di un modello che di fatto vincola l'esistenza e la sopravvivenza delle testate giornalistiche al finanziamento pubblico, malgrado l'incapacità di competere in un mercato in continua evoluzione”.
I paletti del Governo – L'intervento dei "tecnici", sia pure dopo un percorso tormentato, si prefigura in ogni caso come un "doveroso compromesso", che fa chiarezza su alcuni aspetti estremamente controversi. In primo luogo sul rapporto fra i finanziamenti, le vendite e la tiratura:
I costi ammessi sono solo quelli fondamentali di produzione e quelli relativi ai livelli effettivi di vendita. Il contributo “variabile” viene calcolato esclusivamente sulle copie vendute. Si escludono dal computo le copie diffuse in blocco e tramite “strillonaggio"
Ad essere colpito, almeno nelle intenzioni del legislatore, sarebbe il meccanismo perverso in base al quale ai giornali "conviene" sovrastimare la tiratura ed aumentare in maniera esponenziale la quantità di copie "affidate alla pratica dello strillonaggio", che in maniera pressocchè automatica generano si prestano a pratiche discutibili e, come nel caso de L'Avanti, oggetto delle attenzioni delle procure.
Ma di che cifre parliamo? – Sulle vendite "reali" dei giornali è in corso da tempo una guerra di cifre. In generale ogni valutazione viene fatta su stime degli stessi editori (di solito pubblicate sotto loro diretta responsabilità), che evidenziano anche il rapporto fra tiratura, resa e copie effettivamente vendute. Le cifre sono comunque estremamente interessanti, come possiamo apprezzare dalla tabella sottostante, ricavata dai dati su primaonline: