La notizia era nell'aria da settimane, ora arriva la conferma ufficiale: Pubblico chiude dopo soli tre mesi. A comunicare la cessazione delle pubblicazioni a partire dal 2 gennaio 2013, dopo un incontro con Paolo Butturini di Assostampa romana, il direttore Luca Telese e l'amministratore delegato della Pubblico Edizioni srl Tommaso Tessarolo. Una decisione che mette la parola fine alla speranza dei tanti lavoratori e giornalisti di Pubblico che in questi giorni avevano lanciato la campagna #iocompropubblico e che fino all'ultimo avevano provato a "resistere" lanciando un appello ai lettori.
Tutto vano, perché dopo soli tre mesi il progetto sembra essere naufragato in maniera definitiva. Un'avventura durata pochissimo, dunque. Una vicenda che non può che lasciare spiazzati, con tanti interrogativi che richiederebbero risposte di senso. È possibile lanciare "in pompa magna" un progetto privo (evidentemente) di solide radici? Che razza di business plan è quello che porta alla chiusura in soli 3 mesi? Che aspettative avevano Telese e Tessarolo in un mercato in profonda crisi? Quali erano i criteri minimi di sostenibilità del giornale? Quale "azienda" si lancerebbe in un progetto così complesso senza la garanzia di sopravvivere almeno un anno? Come è possibile che a pagare l'ennesimo fallimento debbano essere ancora una volta lavoratori e giornalisti che hanno l'unica "colpa" di aver creduto ad un progetto? Ed infine, riusciranno Telese e Tessarolo a fare chiarezza, al di là delle loro sterili polemiche personali?