Pronta la legge che autorizza a sparare chi subisce un furto. Ma il M5S non la pensava così
La nuova legge sulla legittima difesa è stata depositata dal leghista Nicola Molteni, sottosegretario agli Interni. Il governo giallo-blu si caratterizza da subito con una proposta, che ruota attorno alla "presunzione di legittima difesa", e alla possibilità quindi di sparare a chiunque si introduca in un'abitazione privata: basta essere in possesso del porto d'armi. Così trova piena applicazione uno dei punti del contratto di governo, firmato da Lega e M5S: uno dei punti prevede "la riforma ed estensione della legittima difesa domiciliare, eliminando gli elementi di incertezza interpretativa (con riferimento in particolare alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa) che pregiudicano la piena tutela della persona che ha subito un'intrusione nella propria abitazione e nel proprio luogo di lavoro".
Molteni, come ha spiegato l'Huffingtonpost, aveva già firmato una proposta di legge nel 2016 per modificare l‘articolo 52 del codice penale, aggiungendo un comma: "Si considera che abbia agito per difesa legittima colui che compie un atto per respingere l'ingresso o l'intrusione mediante effrazione o contro la volontà del proprietario o di chi ha la legittima disponibilità dell'immobile, con violenza o minaccia di uso di armi da parte di una o più persone, con violazione del domicilio".
Sempre nel testo della legge depositata viene specificato che ci sarà un inasprimento delle pene sui furti domestici: "In particolare, si prevedono la reclusione da un minimo di cinque anni a un massimo di otto anni e la multa da un minimo di 10.000 euro a un massimo di 20.000 euro. Conseguentemente per l'ipotesi aggravata di cui al comma 3 del medesimo articolo si prevedono un minimo edittale di sei anni di reclusione, mentre il massimo resta quello attualmente previsto, pari a dieci anni, e la multa da un minimo di 20.000 euro a un massimo di 30.000 euro".
Ma l'approccio previsto dal Carroccio si discosta dalle opinioni del M5S, almeno secondo quanto lo stesso vicepremier Luigi Di Maio e il pentastellato Alessandro Di Battista scrivevano nel 2015. In un post su Facebook di tre anni fa Di Maio scriveva: "La detenzione di armi va ridotta drasticamente. Non siamo una società abbastanza serena per prenderci questi rischi. Togliamo le armi dalle case degli italiani". L'occasione in quel caso era stata offerta dalla tragedia di Miano, a Napoli: l'infermiere Giulio Murolo dopo una banale lite aveva sparato e ucciso 4 persone, tra cui il fratello e la cognata, un vigile e un passante e ferito carabinieri e poliziotti.
"La nostra società è sempre più inquieta, nelle case degli italiani alberga sempre di più la paura. La depressione, il male oscuro di questo secolo e il nervosismo, guadagnano terreno in favore dello spirito di comunità e di aiuto reciproco. Le vere motivazioni dei fatti di Napoli (ammesso che ci sia una spiegazione razionale) le forniranno gli inquirenti nei prossimi giorni. Ma una cosa possiamo dircela: uno Stato serio, consapevole delle sofferenze della sua comunità, non dovrebbe consentire ad un singolo individuo di detenere tutte quelle armi in casa. A maggior ragione se abbiamo avuto migliaia di precedenti come questi. Il paradosso di questo episodio è che quel soggetto ha ucciso un agente di polizia locale e ne ha feriti degli altri, con un'arma regolarmente registrata e autorizzata. Non riesco a capacitarmi: ha sparato a uomini dello Stato e cittadini inermi, con un'arma autorizzata dallo Stato stesso. Tutti dicono sia stato un raptus. È probabile. Ne abbiamo visti tanti. Ma c'è una bella differenza se ti viene un raptus mentre hai in casa un arsenale ‘regolarmente registrato per la caccia' (come quello rinvenuto a Napoli)!"
Alessandro Di Battista, in un post successivo, confermava lo stesso orientamento: "Bravissimo Luigi. davvero. il dramma è sempre lo stesso. lo strapotere delle lobbies delle armi, anche di quelle da fuoco. in USA si comprano nei "supermercati". Stiamo andando verso quel tipo di società. Tutto va verso quella direzione. Il mercato che detta legge sugli uomini, il consumo sull'umanità. Ce la metteremo tutta per non permetterlo nel nostro paese. Lo faremo insieme. Un abbraccio".
Probabilmente il Movimento avrà cambiato idea. L'incongruenza è stata denunciata da Pippo Civati, fondatore di Possibile, che ha ripreso la questione sollevata dalla campagna addioallearmi.it: "Il prossimo passo, già annunciato, della propaganda di governo è quello della legittima difesa e la conseguente corsa alle armi degli italiani. Lascia così ‘disarmati', è proprio il caso di dire, l'ennesima piroetta della coppia Di Maio-Di Battista sul possesso di armi. Nel maggio 2015 chiedevano una riduzione per evitare tragedie, sottolineando il rischio di una deriva statunitense con l'estrema facilità di reperire pistole e fucili. Oggi sono a pienamente d'accordo con Salvini che vuole più libertà sulle licenze per le armi".
"Più armi – ha dichiarato Civati – a persone che possano averle a portata di mano, e che in molti casi non le sanno nemmeno usare, significa meno sicurezza e più morti. Lo dicono i numeri, emerge in qualsiasi studio serio. E la realpolitik ‘di governo' non può giustificare una tragica scelta, fatta sulla pelle dei cittadini".