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Profugo siriano denuncia: “Percosse e digiuni, la polizia italiana ci tratta così”

Storia di Mohammed, profugo siriano picchiato dalla polizia italiana assieme ad altri. Una storia che si sta ripetendo sempre più di frequente. Ancora una volta la stazione di Milano rivela le sue capacità di accoglienza.
A cura di Sabina Ambrogi
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Mohammed insieme ad un amico è arrivato all’ormai noto mezzanino della stazione di Milano centrale, in cui i volontari, Save The Children e la cooperativa Universis che lavora con il comune si occupano dell’accoglienza dei profughi dalla Siria. E’ arrivato dopo essere stato picchiato dalla polizia al momento delle identificazione, non volendo lasciare le impronte digitali che lo avrebbero “condannato” a rimanere in Italia.

E’ Milano la prima tappa di accoglienza per i rifugiati siriani arrivati nel Sud del nostro paese con mezzi di fortuna. “Il loro obiettivo come quello di Mohamed e come quello di migliaia di profughi non è rimanere in Italia ma poter andare in Nord Europa in molti casi potersi ricongiungere con i propri familiari, rifarsi una vita, possibilmente continuando le professioni che hanno lasciato alle spalle. Spesso hanno perso i bagagli in mare o nel tragitto, ma molti di loro hanno una professione da poter esercitare e abbastanza soldi per poter ricominciare una vita: una cosa possibile solo nel nord Europa. Molti vanno in Svezia, in Germania, in Austria – dice Carlotta Passerini, giovanissima studentessa in psicologia che presta aiuto come volontaria alla stazione di Milano – “Siamo noi a dargli la prima vera assistenza, e da un po’ di tempo a questa parte arrivano con segni di violenze”.

Moahammed è un interior designer di origine palestinese, che viene da Aleppo. Racconta del suo arrivo in Sicilia su un barcone dalla Libia, di essere stato portato assieme ad altri profughi (tra cui un medico) a Bari, dopo ore di pullman. Qui, suppone Mohammed che sono stati portati in una prigione, senza cibo né acqua, sono stati presi a gruppi di tre e picchiati a sangue per aver resistito a rilasciare le proprie impronte. Uno di loro è stato picchiato fino a svenire. “Ti picchiamo finché non accetti a lasciare le tue impronte” hanno detto al successivo.

Non è la prima volta che accade. La settimana scorsa altri due siriani fuggiti in Germania hanno rilasciato la stessa testimonianza: un giovane di 27 anni e un uomo di 40, hanno subito percosse e nella fuga hanno continuato a ferirsi. Una ragazza per scappare si è fatta male a una caviglia ma, ha raccontato una delle donne medico volontarie “non è venuta da me a farsi curare perché ha preferito prendere il primo treno per la Danimarca”.

E’ una terra di transito l’Italia. Nessuno dei siriani, che sbarcano a migliaia vuole restare. Secondo gli accordi di Dublino il richiedente asilo può presentare domanda nel paese in cui sono state prese le impronte digitali. Il regolamento quindi impone al rifugiato di risiedere nel primo paese d'ingresso in Europa. Se prima molti profughi riuscivano ad allontanarsi dall’Italia, i nuovi accordi europei hanno ridotto questo margine, e nella pratica quotidiana si è trasformata in disposizioni restrittive che, a volte, si spingono fino alla violazione di obblighi internazionali.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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