Professore Brencich, Università di Genova: “Situazione era grave, test mostravano problemi di corrosione”
Sarà la magistratura a determinare eventuali responsabilità per il crollo del Ponte Morandi a Genova, in quella che si annuncia come una delle più gravi tragedie degli ultimi decenni nel sistema viario italiano: le vittime accertate sono al momento 32, ma si tratta di un numero che potrebbe aumentare nelle prossime ore. Di certo si sa che il ponte dell‘autostrada A10 era da tempo sottoposto a dei lavori di manutenzione. La struttura era stata realizzata nei primi anni '60 e, come ha dichiarato il professor Antonio Brencich, professore associato di Costruzioni in cemento armato all'Università di Genova, la struttura "ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici". In un articolo a sua firma e risalente a due anni fa, pubblicato da Ingegneri.info, Brencich affermava che il viadotto era stato fa tempo "oggetto di manutenzioni profonde". "Sulla struttura erano in corso lavori di consolidamento della soletta del viadotto e, come da progetto, era stato installato un carro-ponte per consentire lo svolgimento delle attività di manutenzione".
Brencich: "Enormi problemi di corrosione"
Intervistato da Fanpage.it il professor Brencich ha confermato la sua opinione sul Ponte Morandi, già in passato definito "un fallimento dell'ingegneria". "I test effettuati su quel ponte hanno portato alla luce problemi di corrosione enormi, tant'è vero che l'entità dei lavori svolti su questo aspetto dimostra che la situazione era grave. So che si è discusso sull'ipotesi di ricostruirlo, visto che i lavori di manutenzione avrebbero avuto costi troppo elevati. Un po' come un'automobile: quando è troppo vecchia si smette di ripararla". Il docente universitario ha comunque precisato che "non era possibile aspettarsi quello che poi si è verificato. Ritengo ci sia stata una quota di imponderabile". Brencich quindi torna sulla manutenzione del ponte: "Ho visto dei lavori da utente esterno e non da tecnico. Alla fine degli anni '80, dopo 20 dalla sua costruzione, sulla torre non crollata, sono stati sostituiti i cavi esterni. Questo dimostra che dopo 20 anni la torre est dava segni di corrosione gravi". Il professore ha quindi spiegato che la corrosione interna, quella delle strutture immerse nel calcestruzzo, non era monitorabile: "Quel ponte era tutt'altro che un capolavoro, ma su di esso sono stati investiti milioni di euro in manutenzione. Non si tratta quindi, a mio giudizio, di un caso di mala gestione. Anche gli ingegneri hanno a che fare con l'imponderabile".
Le cause del crollo: ipotesi cedimento strutturale di una delle colonne
In attesa che i tecnici facciano chiarezza trapela con sempre maggior forza l'ipotesi che a causare il crollo del ponte sia stato un cedimento strutturale: in particolare, secondo le prime informazioni dei vigili del fuoco si sarebbe verificato un cedimento di una delle colonne del viadotto all'altezza di via Fillak, nella zona di Sampierdarena, crollato per una lunghezza di 200 metri.