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Processo Mills

Processo Mills, il pm De Pasquale: “Non diteci che Berlusconi per venti anni è stato in Groelandia”

Replica stizzita del pubblico ministero alla richiesta dei legali del Cavaliere di sentire altri 60 testimoni. Poi, nella requisitoria, cita la sentenza della Cassazione nei confronti di Mills: sarebbe quella la prova della colpevolezza dell’imputato.
A cura di Alfonso Biondi
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Gli avvocati di Berlusconi
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La prescrizione è sempre più vicina. E il cosiddetto processo Mills, il noto procedimento che vede Silvio Berlusconi imputato per corruzione in atti giudiziari, sta diventando un vero e proprio muro contro muro tra accusa e difesa.

60 NUOVI TESTIMONI- Questa mattina Niccolò Ghedini e Piero Longo, legali del Cavaliere, hanno chiesto di ascoltare circa 60 testimoni. Obiettivo, ovviamente, allungare i tempi del dibattimento per superare i termini di prescrizione. Il pubblico ministero Fabio De Pasquale, stizzito, ha replicato che si tratta di "testi improbabili in giurisdizioni lontane". "Nessuno può venirci a dire che Silvio Berlusconi per venti anni è stato in Groelandia" ha sbottato il pm. Il Tribunale, da canto suo, non ha accolto le richieste della difesa di sentire altri testimoni. Longo e Ghedini hanno poi fatto notare l'esistenza di "dichiarazioni di persone non sentite in aula e che andrebbero lette nel processo". De Pasquale, anche in questo caso, ha criticato l'eccessivo formalismo cui hanno fatto appello gli avvocati del Cavaliere: "Non ho molto da dire, è una vicenda che mi riposta a 20 anni fa, nei processi di mafia era stato utilizzato questo formalismo di rileggere tutti gli atti in aula" ha dichiarato il pm. Terminata la seconda camera di consiglio i giudici hanno dichiarato chiusa l'istruttoria del dibattimento, cedendo la parola a De Pasquale per la requisitoria e la richiesta di condanna.

"LA PROVA DELLA COLPEVOLEZZA"- De Pasquale ha iniziato la sua requisitoria citando la sentenza con cui la Corte di Cassazione, "prosciogliendo per prescrizione David Mills, ne affermava la responsabilità". Per il pm sarebbe quella la prova della responsabilità di Berlusconi. Il verdetto della Suprema Corte rappresenterebbe a suo dire un punto di riferimento probatorio, perché "tale sentenza richiama le due condanne di Milano in primo e in secondo grado" dell'avvocato inglese. Terminata la requisitoria, verrà chiesta la condanna dell'imputato.

IL PDL NON CI STA- Il forte attrito tra il pm De Pasquale e gli avvocati difensori di Berlusconi ha causato la replica stizzita di alcuni esponenti di spicco del Popolo della Libertà. Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, s'è lamentato degli insulti e delle allusioni dei magistrati milanesi, sostenendo che "ormai è perfettamente evidente la vera ed unica motivazione del processo: colpire ad ogni costo Silvio Berlusconi". In soccorso del Cavaliere e dei suoi legali è giunto anche Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, il quale ha equiparato il comportamento dei pubblici ministeri e del Tribunale milanese a quello di un tribunale speciale, lamentandosi delle "parole insultanti" nei confronti del suo leader.

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