Processo Luca Traini, l’autore del raid di Macerata si scusa: “Colore della pelle non c’entra”
“Scusate, ho sbagliato”: sono le parole pronunciate in aula, durante il processo con rito abbreviato a porte chiuse in Corte d'Assise che lo vede imputato, Luca Traini, il giovane di Tolentino autore del raid a colpi di pistola contro migranti a Macerata avvenuto il 3 febbraio scorso. Traini in apertura di udienza, prima della requisitoria del pm, ha letto cinque fogli di dichiarazione spontanea in cui appunto si è scusato per quanto provocato. “In carcere ho capito che il colore della pelle non c'entra”, ha detto tra le altre cose Luca Traini consapevole che “un poco di buono può essere sia bianco sia nero” e ammettendo che cercava solo “giustizia per Pamela”, la diciottenne romana uccisa e fatta a pezzi poco prima del raid compiuto da Traini. “Ringrazio comunque le forze dell'ordine per quello che fanno per Macerata”, ha aggiunto, e ancora: “Non provo nessun odio razziale, volevo fare giustizia contro pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell'immigrazione: anche la mia ex fidanzata assumeva sostanze. In carcere ho maturato una nuova cognizione dei fatti”. L’imputato ha parlato anche della sua vita ricordando un’infanzia difficile ma dicendo di non essere “né matto né borderline”. In passato Traini aveva dichiarato di non rinnegare nulla di quanto aveva fatto per “vendicare” l’omicidio di Pamela Mastropietro.
In aula alcuni degli immigrati feriti da Luca Traini a Macerata – Per la sparatoria del 3 febbraio a Macerata Luca Traini è accusato di strage, tentato omicidio plurimo e porto abusivo di armi. Quel giorno Traini sparò dalla sua auto contro diversi immigrati ferendone sei. In aula ci sono alcune delle persone che lui ha colpito durante quel raid. Tredici le parti civili ammesse.
La procura chiede 12 anni per Luca Traini
Il procuratore capo Giovanni Giorgio ha chiesto per Luca Traini 12 anni di condanna per i reati di strage, lesioni e danneggiamento aggravati dai motivi di odio razziale. Partendo da una pena di 22 anni, la Procura arriva alla richiesta di 12 tenendo conto delle attenuanti generiche per l'imputato e della riduzione di un terzo della condanna per il rito abbreviato. Dopo i difensori delle vittime e l'arringa difensiva la corte si chiederà in camera di consiglio per la sentenza.