Processo Eternit: la Cassazione annulla la condanna: “Reato prescritto fin dal primo grado”
UPDATE: Condanna annullata per prescrizione – Nessun colpevole per il disastro ambientale dell'Eternit. Come richiesto oggi dallo stesso sostituito procuratore generale, Francesco Iacoviello, che rappresentava l'accusa, infatti la corte di Cassazione ha annullato la precedete condanna per l'imputato per sopravvenuta prescrizione dei reati contestati. Dopo appena due ore di camera di consiglio, la prima sezione penale della corte di Cassazione, presieduta da Arturo Cortese, ha accolto quindi la richiesta del Pg annullando senza rinvio la condanna a 18 anni inflitta in secondo grado dalla Corte d'appello di Torino per disastro ambientale doloso all’unico imputato nel processo Eternit, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny. Comprensibile delusione ma anche amarezza tra i molti familiari dei lavoratori morti di mesotelioma pleurico, il tumore provocato dall'inalazione di polveri d'amianto, nei quattro stabilimenti italiani della multinazionale. "Vergogna, vergogna" hanno urlato i tanti presenti oggi in aula subito dopo la lettura del verdetto che cancella anche i risarcimenti per i familiari delle vittime e le istituzioni locali. "Sono sconvolta. Siamo dispiaciuti e increduli ho bisogno di qualche ora per capire come reagire, devo discutere con la giunta prima di prendere qualunque provvedimento" ha detto il sindaco di Casale Monferrato, Concetta Palazzetti.
Il sostituto procuratore della Cassazione, Francesco Iacoviello, ha chiesto di dichiarare prescritto il maxi-processo Eternit per disastro ambientale e, di conseguenza, di annullare la condanna a 18 anni di carcere per il miliardario Stephan Schmidheiny. "C'è la prescrizione, e quindi la condanna per le migliaia di morti di amianto negli stabilimenti Eternit va annullata" ha detto. Il magnate era stato condannato dalla Corte d'Appello di Torino il 3 giugno 2013 per le polveri assassine esalate da quattro stabilimenti italiani (Casale Monferrato e Cavagnolo in Piemonte, Rubiera in Emilia, e Bagnoli in Campania). Rispetto al primo grado, l’appello aveva aumentano la condanna di due anni. Una differenza che va interpretata alla luce delle due fabbriche di Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia), per cui il disastro era stato dichiarato prescritto dal tribunale.
Il caso Eternit
Secondo le indagini che il procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, ha portato avanti nel corso dei decenni i capi degli stabilimenti Eternit erano a conoscenza, almeno dagli anni settanta, che l'amianto provocava malattie letali ma, secondo l'accusa, avrebbero scelto con cognizione di causa di proseguire nelle lavorazioni nocive. In tal senso, è scattata l’accusa di disastro ambientale doloso continuato, l’unica che ha retto fino al secondo grado. L’altra imputazione, quella di omissione dolosa di cautele antinfortunistiche nei confronti dei dipendenti, è invece andata già prescritta e questo ha portato all’esclusione dell’Inail dal novero dei soggetti con diritto al risarcimento. Nell’aula magna della Cassazione sono presenti numerosi familiari delle vittime per mesotelioma pleurico, il tumore provocato dall'inalazione di polveri d'amianto. Tra loro anche il neo commendatore Romana Blasotti Pavesi, presidente dell’Associazione famigliari e vittime dell’amianto (che ha perso marito, sorella, figlia e due nipoti per il mal d’amianto), ma anche delegazioni da tutta Italia e da molte parti del mondo (Brasile, Argentina, Usa, Giappone, Francia, Belgio, Spagna, Svizzera, Olanda, Inghilterra). La prima sezione penale emetterà il verdetto la prossima settimana.