“Scusi, vorrei rendere dichiarazioni spontanee”. Napoli, aula 111 del Tribunale. I giudici del processo a Silvio Berlusconi per la presunta compravendita dei senatori si sono appena alzati per andare in camera di consiglio e decidere sull’ammissibilità delle liste testi di Procura e difese. Si risiedono per ascoltare il detenuto Valter Lavitola. L’ex direttore dell’Avanti, accusato di essere stato il mediatore della corruzione dell’ex senatore Idv Sergio De Gregorio (che ha confessato, ha patteggiato venti mesi ed è uscito dal processo), inizia a parlare. Dice cose sconosciute anche al suo avvocato, Antonio Cirillo, che ascolta preoccupato. Lavitola cita un’intervista del 26 febbraio a ‘Il Mattino’. L’ha rilasciata Nello Formisano, che negli anni della legislatura Prodi fu senatore Idv e capo del gruppo misto. Formisano in quell’articolo rivela alla giornalista Sara Menafra di essere stato anche lui contattato da Lavitola durante quella tormentata legislatura e che Lavitola cercò di corromperlo per passare con Berlusconi. Formisano è stato sentito dai pm nel corso dell’inchiesta ma non ha accennato alla circostanza. “Non mi hanno fatto domande sul punto” spiega. Lavitola in carcere legge e assorbe. Ed ora approfitta dell’udienza per replicare. Contrattaccare. E tira in ballo una presunta mazzetta intascata da Formisano. Affermazioni tutte da verificare. Nel corso di circa dieci minuti di intervento in aula, Lavitola spiega quel che gli disse De Gregorio “che reputo ancora un amico: fai come ho fatto io, patteggia e metti nei guai Berlusconi”. E aggiunge: “In quel periodo c’era una task force per reclutare parlamentari e far cadere il governo di Romano Prodi esattamente come c’è stato nei tempi scorsi come con il Governo”. Che, stando alle dichiarazioni dell’ex direttore de L’Avanti, gli disse di seguire il suo esempio.
Lavitola si lascia andare a qualche valutazione personale sull’ipotesi che il Senato di quella legislatura fosse la sede di una sorta di mercimonio: “Spero lei sia estremamente imparziale e attenta, ma qualcuno veramente crede che se Berlusconi avesse pagato, anche solo cinquantamila euro a qualche senatore per il cambio di partito non c’era la folla a palazzo Grazioli? Avrebbero dovuto mettere i ticket”. L’ex direttore dell’Avanti non fa nulla per celare di essere provato dal carcere, sottolinea che De Gregorio non si è fatto “nemmeno un giorno di carcere, solo tre mesi di domiciliari, mentre io sono in carcere da due anni”. Di qui l’’offerta’, se così si può dire: “Un importante giornalista, Guido Ruotolo de ‘La Stampa’, notoriamente amico di questa Procura, ha scritto un articolo su di me che starei collaborando. Bene, posso essere io il primo testimone, sono pronto a collaborare. Purché mi liberino”. Infine l’affondo su Nello Formisano, oggi deputato del Centro Democratico: "A Roma mi disse che non gli stava più simpatico Sergio De Gregorio. Non voleva più parlare con me ma con il senatore Romano Comincioli, e amico di Berlusconi, notoriamente la testa di ponte al quale parlare per avvicinarsi al centrodestra (Comincioli nel frattempo è deceduto, ndr-). Vidi Formisano in una piazza romana e due persone che mi riservo di indicare potranno confermare che lui mi disse: "Mi sono preso una mancetta da cinquantamila euro tutte a cinquecento euro e me la spenderò per tentare di ottenere molto di più dal governo”. "Apprendo da notizie di agenzia che, nel processo in corso a Napoli sulla compravendita dei senatori, Valter Lavitola ha fatto riferimento a me – la replica di Nello Formisano -. Ribadisco che, sono già stato, sono e sarò a completa disposizione dei magistrati per qualunque informazione, notizia o fatto volessero chiedermi sulla vicenda-De Gregorio, oltre a quelle già rese".