A pochi giorni dalla consultazione elettorale che determinerà la composizione della delegazione italiana al Parlamento Europeo e nel pieno di una campagna elettorale dal fortissimo stampo polemico, vale la pena di considerare anche un aspetto non secondario del rapporto fra il nostro Paese e le istituzioni europee. Stiamo parlando delle infrazioni degli obblighi comunitari, del mancato recepimento delle normative e delle relative sanzioni, campo nel quale il nostro Paese continua a detenere il primato assoluto. Lo spunto è fornito da un recente report di Openpolis, che mostra come ad oggi "le infrazioni sono ben 114, numero molto elevato ed interessante, specialmente se lo si va ad analizzare nel dettaglio. A guidare la classifica sono le inadempienze nel settore ambientale, ben 22, seguite da trasporti (16) e fiscalità e dogane (13)". Delle 114 infrazioni 80 riguardano casi di violazione del diritto dell'Unione, 34 attengono al mancato recepimento di direttive e per 73 di esse si è già allo stadio di "messa in mora". E i costi sono solo una parte del problema, anche se rappresentano comunque un fattore da non sottovalutare: "La Commissione Europea ha indicato che l’Italia deve pagare in via forfettaria circa 9.920.000 di euro per ogni infrazione. A questa cifra bisogna aggiungere la penalità di mora, che oscillano tra i 22 mila e i 700 euro al giorno".
Andando ad analizzare nel dettaglio la specifica delle infrazioni si ottiene anche la conferma del rapporto "controverso" con le Istituzioni europee, ma anche della lentezza e dell'approssimazione di alcuni atti amministrativi. L'infrazione più recente è quella per il mancato "Affidamento dei lavori di costruzione e gestione dell'autostrada Civitavecchia – Livorno" (già entrata nella fase di messa in mora), l'ultima della serie di rilievi della Commissione nel settore trasporti, come rileva il Dipartimento per le politiche comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri. In tale materia, si segnalano infatti anche: il mancato recepimento della direttiva Ue contro l’emissione di inquinanti gassosi e particolato inquinante prodotti dai motori a combustione interna destinati all’installazione su macchine mobili non stradali; il mancato recepimento sulla normativa per lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale; le violazioni dei diritti dei passeggeri su bus, trasporto in mare e aereo.
Per quel che concerne gli "Affari Interni", l'Italia è in messa in mora per le questioni dei permessi di soggiorno e lavoro per gli stranieri, per la gestione delle domande di protezione di rifugiati e profughi di guerra e anche per le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo politico. Ci sono poi rilievi su Sanità, Giustizia, Libera circolazione delle merci e "casi storici" come le quote latte (di cui ancora paghiamo il conto).
Ma è "ovviamente" in materia ambientale che le procedure di infrazione della Ue nei nostri confronti sono più impattanti e significative. Dal trattamento delle acque reflue urbane alla normativa in materia di cattura di uccelli da utilizzare a scopo di richiami vivi, dalla tutela dell'ambiente marino alla gestione del rumore ambientale, fino alle questioni ILVA, Malagrotta ed emergenza rifiuti in Campania: le sanzioni Ue testimoniano conn evidenza i limiti gestionali e progettuali del sistema Italia e quanta distanza passi fra impegni pubblici e fatti concreti, fra le promesse e soluzioni.
Qui gli aggiornamenti e qui il dettaglio delle infrazioni.