“Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a niente”, lo dice il ministro Poletti
Secondo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti un ragazzo che si laurea a 28 anni è in ritardo e anche se ottiene un ottimo voto non serve a molto. In particolare, intervenendo a Job&Orienta – il salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro, che proseguirà fino a sabato 28 novembre 2015 alla Fiera di Verona – il ministro ha detto che serve un intervento per far arrivare i giovani prima sul mercato del lavoro: “Non possono arrivare a 28 anni, sono troppo in ritardo. Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a niente, meglio 97 a 21. Noi abbiamo in testa il voto, ma il tempo è più importante”. Per Poletti, insomma, per prendere un mezzo voto in più si perde del tempo che vale molto di più rispetto allo stesso voto.
“I ragazzi vanno aiutati moltiplicando le opportunità” – “Non ho trovato nessun giovane che mi dicesse ‘il mio problema è l' articolo 18′, ma piuttosto mi dicono che non possono provarci. Di quanto sia difficile mettersi assieme a qualche amico per cercare di realizzare qualcosa”, ha spiegato Poletti secondo cui “i ragazzi vanno aiutati moltiplicando le opportunità, cercando di fare in modo che ci sia mondo dinamico dove possono sbagliare e riprovare, aprire start up”. Poletti ha spiegato che il governo sta cercando di “costruire un insieme” che va dal lavoro sui contratti fatto con il Jobs Act, ma che comprende anche la scuola, le politiche attive e un mercato del lavoro fatto con categorie contrattuali che consentano flessibilità e anche diritti. “È un'operazione ancora difficile che dobbiamo migliorare”, ha ammesso il ministro aggiungendo che il Paese “deve ricostruire una sua idea di merito e di successo”. “Noi abbiamo applicato il termine fallito all'impresa e alla persone, ma dobbiamo cambiare mentalità, per superare quella teoria secondo cui bisogna evitare di provarci altrimenti c'è il rischio di fallire”, ha aggiunto nel corso del suo intervento a Verona.