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Pozzallo, Medici senza frontiere lascia centro accoglienza migranti: “Condizioni indegne”

Secondo l’associazione nel CPSA non ci sono “garanzie minime per una collaborazione efficace” e, nonostante le denunce, “nessun segno concreto di miglioramento o alcuna volontà politica sono stati espressi dalle autorità locali e nazionali lasciando presagire il permanere di un modello strutturalmente inadeguato”.
A cura di Claudia Torrisi
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Medici senza frontiere lascia il Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo (Ragusa) e chiude i progetti di supporto psicologico nei Centri di Accoglienza Straordinaria della provincia siciliana. La decisione dell'associazione è dettata dalla mancanza nel CPSA di "garanzie minime per una collaborazione efficace": "i bisogni medici e umanitari delle persone più vulnerabili, passate attraverso condizioni durissime nel loro viaggio verso l'Europa, devono essere la priorità", ha scritto MSF in una nota. Un mese fa erano state denunciate le condizioni del centro, dove veniva offerto ai migranti "un trattamento umiliante e degradante che aumenta la tensione e provoca casi di autolesionismo": il centro si presenta "in uno stato di deterioramento progressivo e necessita di lavori di manutenzione che fino ad oggi, nonostante le molteplici segnalazioni, non sono stati eseguiti. Il centro, che ha una capienza massima di 220 persone, si trova spesso a rispondere all’arrivo di numeri molto più alti, senza garantire un’adeguata separazione tra individui di diverso sesso, e una protezione adatta alle persone vulnerabili. Gli ospiti del Cpsa riferiscono spesso di non possedere l’informativa legale. I beneficiari del centro non hanno, inoltre, la possibilità di uscire o chiamare i propri familiari, a causa della mancanza di accesso a linee e schede telefoniche".

Ma, fa sapere l'associazione, dopo mesi di trattative e dopo avere mostrato in Commissione Parlamentare d’inchiesta le carenze del sistema di prima accoglienza "nessun segno concreto di miglioramento o alcuna volontà politica sono stati espressi dalle autorità locali e nazionali lasciando presagire il permanere di un modello strutturalmente inadeguato".

Secondo Stefano di Carlo, capo missione MSF in Italia, "le condizioni precarie e poco dignitose in cui vengono accolti migranti e rifugiati appena sbarcati – quali sovraffollamento, scarsa informazione legale e tutela dei diritti – rischiano di rimanere la realtà del futuro" e "in queste condizioni, la nostra capacità di offrire una risposta efficace ai bisogni medici e psicologici delle persone vulnerabili – come le donne gravide, i minori e le vittime di tortura – accolte nel centro di Pozzallo e nei centri di accoglienza di Ragusa è estremamente limitata". L'associazione denuncia che alla protezione delle persone più vulnerabili venga data sempre meno attenzione, mentre "durante lo sbarco e la prima accoglienza l’aspetto medico-umanitario deve avere la priorità e il benessere psico-fisico delle persone deve essere assicurato", come ha dichiarato Federica Zamatto, responsabile medico per MSF dei programmi sulla migrazione. Il centro di Pozzallo si appresta a diventare uno degli hotspot previsti nel nostro paese. "Siamo estremamente preoccupati – ha concluso Zamatto – che si trasformi nel modello della prima accoglienza in Italia, un modello che riteniamo del tutto inadeguato". L'organizzazione ha fatto sapere che continuerà l'attività di supporto ai rifugiati e ai migranti a Trapani, Catania, Roma e Gorizia, insistendo, però, "per il rispetto di condizioni adeguate di accoglienza e per l’adozione di un modello che presti maggiore attenzione alle esigenze dei soggetti più vulnerabili".

A Pozzallo, nell'ultimo anno, sono sbarcate circa 15.000 delle 150.000 persone arrivate via mare. Nel centro del ragusano l'equipe di MSF ha effettuato da febbraio in poi oltre 3.000 consultazioni mediche.  Nei Centri di Accoglienza Straordinaria di tutta la provincia, l'organizzazione ha fornito più di 800 consultazioni di supporto psicologico e assistenza a vittime di eventi traumatici.

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