Pontida: Bossi e il “penultimatum” a Berlusconi. Ma il popolo verde mugugna
Il Main Event di Pontida è arrivato intorno a mezzogiorno, quando sul palco è salito Umberto Bossi. Il leader della Lega Nord alla vigilia aveva fatto grandi annunci ("Al nord 4 ministeri"), lasciando presagire ad un possibile strappo con Berlusconi anche e soprattutto a seguito del doppio colpo alle urne. Ma alla fine le parole del Senatùr, nonostante i toni intimidatori, sembrano essere rassicuranti per il governo. E così tra un "Caro Silvio" e un "Caro Giulio [Tremonti], Bossi è stato chiaro: "se si votasse adesso consegneremmo il paese alla sinistra". Una sorta di "penultimatum", per dirla alla Bersani, nei confronti del premier. Ma almeno fino alle prossime elezioni politiche: "Fino ad allora la sua leadership è fuori discussione". Questo il sunto del discorso di circa 20 minuti di Bossi davanti ai suoi seguaci, che l'hanno più volte interrotto al grido "Libertà, libertà" e "Secessione, Secessione", forse suggestionati dai maxi-schermi che proiettavano le gesta di William Wallace in Braveheart nella lotta all'indipendenza della Scozia dall'Inghilterra.
E a dire il vero il popolo della Lega è apparso un po' rumoreggiante, scontento dalle parole del suo leader. Segno che forse i tempi stanno cambiando e per il Carroccio c'è bisogno di una svolta. Un'indicazione a tal proposito è il maxi-striscione mostrato in mattinata su cui campeggiava la scritta : "Maroni Presidente del Consiglio". Maroni, dunque. Non Bossi.
Un Bossi che per il resto ha rispolverato, con la voce spesso rotta dalla fatica, gli storici slogan leghisti: Padania libera, Roma Ladrona. Due, invece, i punti chiave per il futuro da realizzare entro 180 giorni: "Meno tasse e stop alla missione in Libia". Per il primo si è rivolto all' "amico Giulio", asserendo che "la pressione fiscale ha raggiunto livelli abnormi. Se si fanno quei tagli che chiediamo da tempo, non avremo nessuna crisi alla greca". Riforma fiscale dunque, che poi è il regolare sviluppo del federalismo fiscale: "Caro Giulio – ha detto Bossi -se vuoi ancora i voti della Lega in Parlamento per i tuoi provvedimenti ricorda che non puoi toccare i Comuni, gli artigiani, le piccole e medie imprese altrimenti metti in ginocchio il Nord".
Quindi via dalla Libia "che ci costa un miliardo per bombardare e per recuperare gli immigrati che finiscono in mare o per rimandarli a casa con i decreti di espulsione", ha detto Bossi mentre al suo fianco annuivano Maroni e Calderoli.
Queste due vanno ad aggiungersi ad altre 10 richieste al governo che lo staff del partito di Via Bellario ha distribuito su di un volantino nel corso dell'adunata di Pontida. Questione imminente da risolvere (entro massimo 15 giorni)è la la riforma costituzionale che prevede il dimezzamento del numero dei parlamentari e il senato federale. Entro un mese invece dovranno essere realizzati altri punti come: attivazione di forme di autonomia aggiuntive alle regioni che ne hanno fatto richiesta, riduzione delle bollette energetiche, taglio dei costi della politica, sovvenzioni per il trasporto pubblico locale, revoca delle ganasce fiscali e delle misure “vessatorie” di Equitalia.
Per quanto riguarda l'atteso annuncio dei Ministri al Nord, Bossi ha spiegato che insieme a Calderoli aveva già firmato "due decreti ministeriali" per il trasferimento in Lombardia "a Monza, dove il sindaco ci ha messo a disposizione una sede". L'ultimo atto spettava a Berlusconi che tuttavia "si è cagato sotto".
C'è da dire che già prima del raduno sulla proposta dei Ministeri a Nord si erano espressi polemicamente sia il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: "Io non sono più disponibile ad ascoltare questi appelli e a considerarli delle buffonate, delle battute. Non è possibile. Questo comincia a essere troppo oltre i limiti costituzionali", sia il Governatore del Lazio, Renata Polverini: Bossi "stia attento, non vorrei che per passare un’ora di vivacità assieme alla sua base metta in discussione davvero tutto".