Ponte Morandi, l’allarme: “15mila tonnellate di amianto, si rischia boom di tumori a Genova”
Ai 43 morti della tragedia del crollo del Ponte Morandi di Genova potrebbero aggiungersi altre vittime, se le demolizioni delle case sottostanti non verranno effettuate a opera d'arte e rispettando tutte le norme sul trattamento dell'amianto. E' l'allarme lanciato ieri dall'Ona, Osservatorio Nazionale Amianto, secondo cui il dramma del 14 agosto potrebbe avere un "colpo di coda" importante. Tra le case da abbattere – sostiene l'osservatorio – ci sarebbero "quindicimila tonnellate di puro veleno. Una montagna di asbesto nascosto".
Secondo Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio, ci sarebbe "amianto friabile nelle coibentazioni delle tubazioni delle cantine, camini e serbatoi d’acqua rivestiti di eternit, come riscontrato dai tecnici ai quali è stata assegnata la procedura del piano di demolizione del ponte Morandi a Genova. Per non parlare delle tubazioni degli impianti di riscaldamento e delle guarnizioni delle centrali termiche, tutte coibentate con amianto friabile. Si tratta di edifici costruiti negli anni ’60 quando i materiali cementizi erano quasi sempre di eternit". La demolizione dei tronconi del ponte, così come quella delle case sottostanti, dovrò essere svolta quindi con la massima attenzione onde evitare che le fibre di amianto possano diffondersi nell'aria ed essere inalate dai cittadini. "È assolutamente necessario confinare gli abbattimenti, per evitare che la nube tossica invada la città. Le fibre di amianto causerebbero mesoteliomi e cancro al polmone ed altre patologie dell’amianto. Le macerie, confinate, vanno poi irrorare con liquidi aggregati per diminuire il rischio di aerodispersione delle fibre di amianto”.
Solo nel 2017 – secondo l'ultimo Libro Bianco delle morti di amianto in Italia dell'Ona, presentato nel giugno scorso – non meno di 6mila persone sono morte per malattie collegate all'esposizione all'amianto: 3.600 per tumore polmonare, 1.800 per mesotelioma e 600 per asbestosi. Cifre importanti che però ancora non rappresentano il picco dei decessi che è atteso solo tra il 2025 e il 2030. Solo successivamente il numero dei morti da amianto inizierà una decrescita che però sarà molto lenta.