Pompei tra crolli e paure
Prima la notizia, gravissima se vera, poi la smentita: la confusione regna sovrana a Pompei, anche perché probabilmente quella dei crolli sta rischiando di diventare una vera e propria «psicosi». Certo, la situazione è innegabilmente grave, altrimenti non si sarebbe reso necessario lo stanziamento di 105 milioni di euro comunitari per rimettere in sicurezza tutta l'area archeologica.
Probabilmente questo contribuisce a creare situazioni di panico per questa città che, vecchia e stanca, si distende al di sotto di quel gigante che l'ha distrutta quasi duemila anni fa; paure che, tuttavia, non fanno altro che creare ulteriori difficoltà al lavoro già di per sé complesso di quanti sono addetti ad effettuare ricognizioni su tutta la vasta superficie.
Dopo la smentita del Ministero per i Beni e le Attività culturali giunta ieri, ora arriva conferma anche dalla stessa UIL che aveva lanciato l'allame: il tutto sarebbe stato generato dall'«equivoco» del distaccamento della muratura posteriore di una fontana, avvenuto presumibilmente tempo addietro a giudicare dal fatto che sul materiale crollato era presente già della vegetazione spontanea; fontana posizionata, per giunta, in un'area già chiusa al pubblico e per la quale era stato preventivato un intervento di restauro.
Dunque, come già accaduto qualche giorno fa quando a cedere erano stati due muri di età moderna, le vestigia dell'antica città sono state ancora una volta risparmiate; tuttavia, la scarsezza di manutenzione (basti considerare quanto la vegetazione selvatica infesti le mura) non viene certamente incontro al sito che, protetto per secoli prima di tornare alla luce, è ora esposto quotidianamente a turisti, intemperie e numerosi altri pericoli. Il tempo, più di tutto, con i piccoli crolli che ogni giorno vengono annotati dai custodi, quelli che non attirano l'attenzione dei media e che non tornano utili alla politica di nessuno, è il grande nemico di questo patrimonio dell'umanità.