Zingaretti a Fanpage: “Pericoloso affidarci a Musk. Con Trump Meloni pensi a interessi dell’Italia”
Il giuramento di Trump darà ufficialmente inizio al mandato del tycoon, che nel frattempo ha già rivendicato risultati in politica estera come la tregua tra Israele e Hamas, in realtà frutto anche dell'attività diplomatica avviata da Biden. "C'è poco da parlare di merito", commenta con Fanpage.it l'europarlamentare del Partito democratico, Nicola Zingaretti. Che si chiede quale sarà "il prezzo" della pace che Trump promette di portare, anche sul fronte russo-ucraino.
Un altro tema connesso al ritorno del tycoon alla Casa Bianca è quello dei dazi, per cui "l'Europa ha molto da temere", dice il dem. Infine, i rapporti con Meloni e quelli tra la premier ed Elon Musk, che l'ex segretario del Pd definisce "un pericolo". Non in quanto "Musk e basta", ma perché "non si affida la sicurezza e il futuro degli italiani a un monopolista privato e di un altro Paese, chiunque esso sia", ribadisce.
Con l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, si apre una nuova fase della politica internazionale. Che ricadute avrà sui conflitti in corso? Penso alla recente tregua a Gaza, raggiunta sotto l’amministrazione Biden, ma di cui Trump si è preso in parte il merito.
C'è poco da usare la parola merito quando si parla di Gaza, di quel conflitto, perché in realtà ci sono molte colpe. Colpe del mondo di non aver saputo imporre prima la pace e rilanciato due popoli due Stati come grande strategia. Purtroppo quella è una storia esattamente del mondo che sta diventando. Il multilateralismo fondato sui valori è sempre più debole ed è sempre più forte il nazionalismo. E cioè gli interessi di gruppi forti che si impongono su quelli deboli. L'insediamento di Trump, mi auguro, non coincide con la vittoria dei nazionalismi nel mondo, perché sarebbe sicuramente un mondo più brutto.
Anche sul fronte russo-ucraino, il neopresidente ha “annunciato che presto incontrerà Putin” e “farà di tutto per fermare il conflitto”. Cosa dobbiamo aspettarci?
Tutto quello che va verso la costruzione della pace è un fatto positivo. Il problema è: quale pace? A quale costo? Qual è il prezzo della pace? E chi saranno i protagonisti? Anche qui io credo che noi ci troviamo di fronte a una situazione nuova e quindi bisognerà vigilare e organizzarsi. Soprattutto l'Europa dovrà essere più protagonista perché per colpa dei governi europei, soprattutto di destra, l'Europa come grande attore globale nella politica estera è stata assente e questo si è visto.
Da un punto di vista economica, prende forma l’ipotesi di nuovi dazi, più volte minacciati dal tycoon. Cosa significherà per l’Ue? Cosa deve temere?
Molto, molto. Ed è l'ennesima conferma che lo scontro tra nazionalismo e democrazia globale, tra sistemi fondati sull'autocrazia e la democrazia è come lo scontro tra il giardino e la giungla. Il giardino è quel luogo pensato dall'uomo per il suo benessere e con delle regole; la giungla e dove vince il più forte. E purtroppo anche il tema dei dazi è legato a questo, e cioè l'idea che un attore potente può imporre il suo punto di vista a prescindere da diritti condivisi. Per questo ancora, ripeto, serve un'Europa più unita, forte, più umana, ma anche più in grado di far affermare la sua voce e difendere i cittadini europei. Nessun Paese europeo da solo ce la farà.
Venendo al rapporto tra Trump e Meloni, i media hanno parlato di un possibile ruolo della premier come ponte nelle relazioni con gli altri leader europei. Lei cosa pensa?
Se riuscisse a difendere gli interessi italiani ed europei, io sarei anche contento. Non voglio di per sé demonizzare un ruolo che potrebbe svolgere l'Italia. Il problema è se lo fa per rappresentare i valori e gli interessi del nazionalismo e dell'estremismo di destra di Donald Trump e affermarli anche in Europa. Quindi il tema non è il ponte, ma il perché c'è un'iniziativa di politica estera e quale sarà questa iniziativa di politica estera. Se si vuole bene all'Italia bisogna rafforzare e costruire l'Europa perché gli interessi italiani coincidono con gli interessi di un'Europa più unita e più forte. Se invece si diventa il grimaldello per far saltare questa unità, allora io penso che il ruolo non sarebbe positivo.
A proposito di figure vicine a Trump, parliamo di Elon Musk. Negli scorsi giorni si è discusso molto di un possibile accordo per l’utilizzo Starlink, anche se Meloni ha chiarito che al momento si tratta solo di interlocuzioni. Quanto crede sia pericoloso affidare settori come quelli della sicurezza e delle comunicazioni a un privato (che ormai a tutti gli effetti è anche un soggetto politico)?
Non si affida la sicurezza e il futuro degli italiani a un monopolista privato e di un altro Paese, chiunque esso sia. Non solo Elon Musk. La storia italiana è stata una grande storia, anche di grandi alleanze, ovviamente atlantiche, ma fondata sulla nostra autonomia. Mi sorprende l'atteggiamento della destra italiana, di subalternità. Poi magari si rivendica il nome di Enrico Mattei, che è stato un grande italiano, che ha pensato ovviamente a collocare l'Italia nel mondo dentro grandi alleanze atlantiche, ma con la nostra libertà, la nostra autonomia, il nostro ruolo. Per questo io penso che Musk sia un pericolo, ma non perché è Musk e basta. Ma ripeto, perché sempre i monopoli sono stati un pericolo per la libertà, per l'autonomia e in questo momento il monopolio su temi così delicati del futuro sarebbe un grave errore. Si dice: "ma Musk oggi ha un vantaggio competitivo molto forte". È vero. E infatti bisogna fare i conti con la potenza economica e i servizi che offre questa grande azienda, ma non per riproporla in futuro. Ci sono programmi europei, bisognerebbe investire su questa grande strategia europea, anche dell'aerospazio, per difendere la nostra libertà.
Dall’altra parte Meloni l’ha detto chiaramente: in Europa un’alternativa pubblica altrettanto avanzata non c’è. Allora le chiedo, in quanto europarlamentare: è così? L'Ue è in grado di colmare questo ritardo?
Giorgia Meloni criticava il ritardo dell'Europa e dell'Italia sul tema dello spazio, mentre tagliava i fondi alle industria spaziale italiana. È qui la grande contraddizione. Non c'è dubbio che dobbiamo recuperare un gap e siamo in ritardo. Ma una cosa è dire:"recuperiamo questo ritardo". Un'altra cosa è dire "regaliamo la nostra libertà, dignità e sicurezza nazionale a un altro Paese", o peggio, a un cittadino privato straniero. Questo è inaccettabile.