Elezioni europee 2024

Zanoni (Pd) a Fanpage: “Non ci sono alternative al Green Deal. Ecoattivisti? Hanno ragione a protestare”

“Io credo non ci siano alternative al Green Deal, la transizione ecologica è obbligatoria. Iil clima sta cambiando, creando immani disastri ambientali e economici e sociali. Gli ecoattivisti? Fanno bene a protestare, solo loro che vivranno gli anni peggiori”: lo dice Andrea Zanoni, candidato con il Pd alle elezioni europee, in un’intervista con Fanpage.it.
A cura di Annalisa Girardi
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Il tema dell'ambiente, dal contrasto ai cambiamenti climatici alle politiche agricole ed energetiche, è stato al centro della campagna elettorale in vista delle elezioni europee. E probabilmente sarà anche uno dei dossier principali nella prossima legislatura, tra le forze politiche che chiedono di proseguire con gli impegni presi nel Green Deal e quelle che invece vogliono rivedere tutto il processo di transizione ecologica. Ne abbiamo parlato con Andrea Zanoni, candidato con il Partito democratico nella circoscrizione Nord Est.

Manca poco alle elezioni Europee e lei è candidato con il Partito Democratico. Come è nata questa candidatura?

Questo appuntamento elettorale è importantissimo perché i prossimi cinque anni saranno dedicati a trasformare tutti quegli obiettivi del Green New Deal in direttive e regolamenti, dove si deciderà come andremo a modificare il modo di produrre per arrivare a un'industria sostenibile, a un'agricoltura sostenibile, una mobilità diversa, l'energia da fonti rinnovabili. Sono temi dei quali mi sono occupato da sempre – la tutela dell'ambiente e della biodiversità – e molte persone mi hanno spronato a candidarmi per avere qualcuno in Parlamento che rappresenti il nostro territorio. Il Nord Est, in particolare il Veneto, è quello che ha subito di più i danni dal consumo del suolo e dall'inquinamento dell'aria, ma è anche dove si sono manifestati gli eventi estremi di questi cambiamenti climatici più dannosi.

L'ambiente sarà un tema centrale della prossima legislatura. Però prima le chiedo, visto ha fatto riferimento al suo territorio (oggi è consigliere regionale) e che è abituato ad avere una vicinanza importante con la sua comunità, come si può creare questa vicinanza anche con l'Europa?

Un candidato che viene eletto deputato deve poi seguire quello che accade nel proprio territorio, deve restare nel territorio e mantenere i rapporti con i sindaci, con i consiglieri comunali e i consiglieri regionali. Perché dovrà monitorare l'applicazione di queste norme, l'arrivo dei fondi europei e soprattutto dovrà rappresentare i cittadini e dovrà essere presente. Si tratta di essere in Europa per risolvere i problemi del territorio.

Come dicevamo, lei si è occupato a lungo di ambiente. Secondo lei la transizione verde sta andando nella giusta direzione? E soprattutto, è a rischio dopo il voto dell'8 e 9 giugno?

Io credo non ci siano alternative al Green New Deal, la transizione ecologica è obbligatoria. Tutti gli indici ci dicono che il clima sta cambiando e gli effetti dei cambiamenti climatici stanno creando immani disastri ambientali e economici e sociali. Siamo obbligati a percorrere questa strada. Il Green New Deal deve essere adesso trasformato in norme dettagliate, devono essere stanziate le risorse, non possiamo fare marcia indietro. Sarebbe un disastro se il nuovo Parlamento non avesse i numeri per portare avanti questa importantissima politica, perché non ci sono alternative.

Spesso i giovani attivisti fanno delle manifestazioni e compiono degli atti di protesta anche molto radicali, per cui ricevono anche tante critiche. Lei cosa ne pensa?

Sono giovani ragazzi che non hanno contatti con il mondo della politica, si sentono impotenti e quindi hanno deciso di fare delle azioni eclatanti per far sentire la loro voce. Io credo che le loro preoccupazioni siano più che giustificate. Sono coloro che vivranno gli anni probabilmente peggiori e quindi, a mio avviso fanno bene a protestare. Proprio lo scorso 9 maggio ho incontrato a Padova un gruppo di Ultima Generazione: tra l'altro erano ragazzi che sono stati oggetto di una perquisizione qualche giorno prima, il 3 maggio scorso per aver pianificato un'azione di protesta, nemmeno per averla compiuta. Ci hanno raccontato le loro preoccupazioni e io credo che dovremmo avere più attenzione per loro, ascoltarli di più.

E se poi pensiamo che il mondo della scienza ci ha detto esattamente come stanno le cose, mentre la politica non sta adottando tutte le misure utili e loro questo lo sanno bene – sono quelli che vedranno maggiormente i danni del cambiamento climatico, essendo quelli che vivranno di più in futuro – io credo che sia più che lecito che loro facciano sentire la loro voce. Li dobbiamo ascoltare di più.

Il governo nazionale ha fatto anche delle norme per contrastare gli eco-attivisti…

Sì, queste perquisizioni nascono da alcune norme recenti. Ma vediamo anche quello che è successo ad esempio a Pisa, con le manganellate nei confronti dei minorenni. Cioè c'è un clima per cui invece di vedere un governo responsabile che ascolta le nuove generazioni, ne vediamo uno che vuole sedare le proteste con metodi polizieschi.

Un altro tema è quello della Sanità. Dopo l'ultima legislatura in cui c'è stata la pandemia e in cui in tutta Europa i sistemi sanitari hanno sofferto tantissimo, il Partito Democratico ha presentato questa proposta di legge per rilanciarlo. Cosa bisogna fare per la sanità?

Innanzitutto partiamo dal progetto di legge, che prevede di destinare almeno il 7,5% del Pil alla sanità: questo significa potenziare la sanità e intervenire per rendere trasparente il sistema delle prenotazioni, per smaltire le liste di attesa. Sbloccare le assunzioni poi è una cosa fondamentale. Ci sono molti cittadini che rischiano di non godere più di questo servizio sanitario importantissimo, universale: dobbiamo evitare che un giorno accada che un ospedale al posto di presentare la carta di identità debba presentare la carta di credito. Questo non deve succedere perché la sanità deve essere un diritto per tutti.

Le faccio un'ultima domanda. La prossima legislatura sarà una legislatura di sfide importantissime. Qual è il suo auspicio per i prossimi cinque anni di Unione europea?

Innanzitutto che venga affrontato appieno il problema dei cambiamenti climatici, che venga data piena applicazione ai Green New Deal e che vengano stanziati i giusti fondi per aiutare i cittadini, per non lasciare indietro nessuno. Questa transizione deve avere un filo rosso, cioè stare attenti a non lasciare indietro qualcuno o a penalizzare parte della società. Deve essere accompagnata. E poi c'è l'auspicio di arrivare a un'Europa più vicina ai cittadini, più funzionante e più funzionale.

Un altro appuntamento importante è quello della modifica dei trattati europei. Il 23 novembre scorso il Parlamento ha già approvato una road map, adesso si tratta di vedere quali saranno i contenuti. La cosa più importante è eliminare quell’odioso potere di veto del singolo Stato membro. Non è possibile che in un sistema democratico compiuto sia una minoranza a dettare l'agenda, a bloccare il tutto.

L'altra questione importante è quella della fiscalità. Non è possibile viaggiare con 27 diverse fiscalità, avere degli Stati che sono rifugio per determinate compagnie per non pagare le tasse. E poi anche un'altra cosa molto importante è quella della difesa comune. Dobbiamo arrivare a una difesa comune perché così libereremo ben 26 miliardi di euro l'anno, che potremmo destinare a interventi a tutela dell'ambiente, per la sanità, per il sociale.

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