Autonomia differenziata delle Regioni

Zaia risponde alle critiche sull’Autonomia: “Diseguaglianze e divari sono figli del centralismo”

In un’intervista con Fanpage.it, Luca Zaia risponde alle principali critiche mosse dalle opposizione all’Autonomia differenziata e spiega nel concreto che cosa cambierebbe per i cittadini.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governatore del Veneto, Luca Zaia, è uno dei più convinti sostenitori dell'Autonomia differenziata. L'unico che, all'indomani dell'approvazione definitiva della legge in Parlamento, ha richiesto subito le materie che non sono vincolate ai Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni che saranno definiti da qui ai prossimi due anni. In un'intervista con Fanpage.it, Zaia risponde alle principali critiche che dalle opposizioni vengono mosse alla riforma e spiega nel concreto che cosa cambierebbe per i cittadini su determinate materie.

Dopo l'approvazione definitiva della legge sull'Autonomia, la Regione Veneto ha già chiesto le materie che non sono vincolate ai Lep, però ci sono state un po' di polemiche: penso anche al ministro Musmeci che ha parlato di una fuga in avanti. Come stanno le cose?

Polemiche sull'Autonomia ce l'abbiamo dal primo giorno. Pensi solo che noi abbiamo provato una legge referendaria nel giugno 2014 il governo di allora, guidato dal Partito democratico, l'ha impugnata, tant'è vero che noi siamo andati al referendum con una sentenza della Corte Costituzionale. Ora noi abbiamo semplicemente applicato la legge. La legge dice che possiamo chiedere l'apertura del tavolo. Non è vero che abbiamo chiesto nove materie, chiediamo di discutere su nove materie. Poi sarà una o due, tre o quello che sarà, ma bisogna iniziare la trattativa e confrontarsi con il governo senza fare muro contro muro, ma con la volontà di fare un percorso assieme.

Ci può fare un esempio concreto di una cosa che con l'Autonomia differenziata la Regione Veneto gestirebbe in maniera magari diversa da come avviene adesso?

La ringrazio per questa domanda perché sfata un sacco di leggende metropolitane e anche tante cretinate che si sentono dire. Allora facciamo un esempio pratico: una delle nove materie riguarda la Protezione civile. Potrebbe essere che una delle funzioni rispetto alla Protezione civile sia quella di dare la possibilità al presidente di Regione, in caso di calamità naturale circoscritta al territorio regionale, di fare ordinanze di deroga. È la volontà di rispondere subito a un bisogno dei cittadini.

Ma le faccio un esempio ancora più banale. Una delle funzioni del ministero degli Interni è fare i passaporti presso le Questure. Tutti noi sappiamo il problema che c'è stato con le attese per avere un appuntamento per i passaporti. Il governo, secondo me intelligentemente, ha deciso di delegare questa funzione agli uffici postali, migliorando la vita dei cittadini. Stiamo parlando di queste cose. Sto parlando di un grande progetto di devoluzione amministrativa e parallelamente anche di sostenere i costi che le Regioni sosterranno a gestire nuove funzioni che prima non gestivano.

Però nel territorio nazionale ci sono dei divari importanti. Le opposizioni dicono che con questa legge in realtà si spacca ancora di più il Paese, si acuiscono ancora di più queste differenze…

A me viene da sorridere. Le opposizioni chiamano questa legge lo Spacca-Italia. Ma poi, al tempo stesso, sempre le opposizioni dicono che è una scatola vuota. Una scatola vuota che spacca l'Italia io non l'ho mai trovata. La verità è che non conosco un governatore – perché se fosse vero il contrario sarebbe da preoccuparsi – che rinunci volentieri a competenze per dare risposte ai propri cittadini.

Quando si dice che l'Italia va a due velocità e che quindi le risposte saranno diverse… Ma quindi, sugli uffici postali che faranno i passaporti, dovremmo allora fare il processo all'ufficio postale, ad esempio, di Caltanissetta perché più efficiente e permette ai cittadini di avere risposte più veloci, rispetto ad altri meno efficienti? Capite bene che non è che possiamo pensare che l'Autonomia sia l'equa divisione del malessere. Dovrebbe essere la condivisione del benessere a beneficio dei cittadini.

Però c'è una questione economica importante: il governo nella legge ha strutturato questi Lep che dovranno essere definiti nei prossimi due anni, e si dice chiaramente che dovranno essere stanziate delle risorse per arrivare a fare in modo che tutti partano dallo stesso punto. Quando qualcuno dice è irrealizzabile, è perché queste risorse oggi non ci sono…

Ci hanno detto per dieci anni, o anche di più, che senza i Lep non si poteva fare l'Autonomia. Poi è arrivato questo governo, il governo Meloni, che a fine 2022, per la legge finanziaria del 2023, decide che i Lep devono diventare obbligatori. E allora adesso i Lep sono un problema. La verità è che Lep nella loro determinazione dovrebbero limare tutte quelle che sono le disuguaglianze, da Nord a Sud. Si facciano i Lep, è un elemento di civiltà. Non è che sono un costo che potevamo evitare. Adesso andiamo a vedere questi finanziamenti dei diritti sociali e civili, se ci sono oppure no.

E in caso bisogna metterli…

Certo, ma è la base della civile convivenza. Se tu sostieni che per i trasporti, ad esempio, c'è una comunità in giro per l'Italia che ha meno di quello che dovrebbe avere, a differenza di altre che hanno di più, è giusto che quei cittadini siano assolutamente "ristorati" di questo disavanzo che li penalizza.

Però quando qualcuno parla di "scatola vuota" è perché queste risorse sono difficili da mettere, visto che l'Italia oggi è in una situazione economica complicata…

Ma è mai stata una situazione economica facile? Abbiamo 3mila miliardi di debito pubblico: 76 anni di Costituzione repubblicana con una gestione centralista ci dona questo spaccato. Disuguaglianze e un Paese a due velocità sono figlie di un centralismo e di una mala gestio in generale. C'è chi spera che lo status quo possa risolvere i problemi dell'Italia, io invece faccio parte di quelli che vogliono cambiare questo paradigma e portare la responsabilità. Lo diceva anche il presidente Napolitano nel 2014, che l'Autonomia è una vera assunzione di responsabilità. Proviamo finalmente a portare la responsabilità nei territori e fare in modo che si gestiscano meglio.

Il governo Berlusconi è crollato nel 12 novembre 2011, se non ricordo male la giornata. Il governo Meloni è entrato in carica a settembre 2022. Sono undici anni e in dieci di questi abbiamo visto il Pd al governo: potevano fare l'Autonomia, con andata, ritorno, soste e tutto quello che volevano. Adesso si preoccupano e penalizzano un processo democratico che è stato direttamente votato prima dal popolo con un referendum – il nostro, ad esempio, con 2.328.000 veneti, tra i quali anche gli elettori del Pd – e dall'altro, ovviamente, il Parlamento che è sovrano.

Senta, un'altra critica che viene fatta è quella di chi dice con l'Autonomia differenziata si rischia di fare confusione. Penso ad esempio alla materia fiscale, si rischia di avere venti fiscalità diverse, quindi per le imprese, per gli investitori esteri può essere un po' più difficile. Come risponde su questo?

Ma intanto che l'Italia ha già l'Ufficio Complicazione Affari Semplici senza Autonomia. Questo Paese è riconosciuto agli investitori esteri come l'Ufficio Complicazione Affari Semplici. Poi, voglio anche dire una cosa: cominciamo a parlare non delle cose che non destano preoccupazioni. Ad esempio perché non diamo, nel momento in cui saranno definiti LEP per le materie ambientali, la valutazione di impatto ambientale da fare direttamente a livello regionale?  In questo modo i nostri tecnici regionali, per opere regionali, possono essere efficienti nel rispondere cittadini o all'impresa, senza rimandare alla via nazionale. Perché non facciamo in modo di essere molto più efficienti in risposta ai cittadini? Non penso che questo sconvolgerà la vita di qualcuno, potrebbe solo che migliorarla.

Io trovo strano che un processo di devoluzione amministrativa – che inevitabilmente se non lo si fa per scelta, si dovrà fare per necessità, visto i cambiamenti epocali di questo tempo che stiamo vivendo – non si prenda come una grande opportunità.

Le faccio un'ultima domanda. Le Regioni a guida centrosinistra si stanno organizzando per lanciare questo referendum abrogativo della legge Calderoli. Lei per caso ha avuto contatti con i suoi colleghi? Cosa ne pensa?

No, non ho avuto nessun contatto. Prendo atto che siamo davanti a uno degli istituti democratici. Hanno depositato la domanda presso la Corte di Cassazione e poi si esprimerà la Corte Costituzionale sull'ammissibilità del quesito referendario. Attendiamo questo innanzitutto, poi loro faranno la loro campagna.

D'altra parte non posso che dire fare un paio di considerazioni. La prima è che siamo davanti a molte Regioni che addirittura chiedevano l'Autonomia qualche anno fa. La seconda è che c'è anche una Ragione a statuto speciale, la Sardegna. Premesso che ci sarebbe già da discutere del fatto che una Regione che ha l'Autonomia sottoscriva un referendum abrogativo per chi vorrebbe un processo di Autonomia differenziata, ricordo che tutte le altre Regioni a statuto speciale e le due Province autonome non hanno aderito. Quindi la Sicilia, la Val d'Aosta, il Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono di tutt'altra partita.

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