Wolfgang Achtner al Tg1, cambiare l’informazione per riformare la Rai
Wolfgang Achtner dopo Augusto Minzolini?
Il giornalista americano presenta la sua candidatura per "scardinare il rapporto tra politica e informazione in Italia"
Riformare la Rai partendo dai giornalisti. Questo lo spirito con cui Wolfgang Achtner si candida alla direzione del Tg1. Corrispondente dall’Italia per reti televisive come Cnn ed Abc News, Achtner sgombra subito il campo dagli equivoci: “E’ stupido definirla una provocazione!”. L’obiettivo è quello di ripartire dalle fondamenta per produrre un telegiornale all’altezza dei prodotti di matrice anglosassone, separato nettamente dai partiti politici che dettano nomine e candidature dalle parti di Viale Mazzini. Follia, fantascienza o burla fra amici? “Niente di tutto questo – assicura Achtner – In Italia i bravi giornalisti ci sono. Il problema è che non sono messi in condizione di lavorare. Conosco delle persone all’interno delle redazioni Rai con cui sto dialogando per portare a termine il progetto”. Di chi si tratti non è dato sapere, ma una cosa è certa: l’ultima parola spetta sempre al Consiglio d’Amministrazione, diretta espressione di chi siede fra i banchi di Montecitorio.
Quali speranze può quindi avere un giornalista “politicamente indipendente” (come egli stesso si definisce), totalmente estraneo all’establishment partitico italiano, per quanto impeccabile dal punto di vista professionale? Uno spiraglio può forse aprirsi a fine marzo, quando scadranno le attuali nomine del CdA Rai. Occasione ghiotta per il servizio pubblico italiano, che potrebbe giungere a definirsi effettivamente tale, qualora la nomina del nuovo direttore del Tg1 "fosse decisa in base al merito – dice Achtner – e non come solitamente avviene dai politici che impongono nomi di loro gradimento al CdA della Rai. Che poi sia l'attuale CdA o uno nuovo ad effettuare la decisione, è irrilevante. Ciò che conta è che il nuovo direttore non venga nominato, come è sempre avvenuto sinora, in base all'affiliazione politica".
Achtner sostiene che un'eventuale privatizzazione della Rai non cambierebbe nulla: "Ciò che occorre cambiare – insiste – è il modo in cui vengono scelti i giornalisti e i direttori dei telegiornali. Occorrerebbe che anche in Rai, come in tutti i principali Tg mondiali, queste persone venissero scelte in base alla loro esperienza e alle loro capacità". Il giornalista americano confida nel fatto che la notizia della sua candidatura, finora oscurata dai media tradizionali, venga riportata anche dai principali quotidiani italiani: "Se l'iniziativa continua a girare sul web, prima o poi qualcuno dei media tradizionali dovrà darne conto per non bucare la notizia e fare brutta figura". Dal presidente Paolo Garimberti e dal direttore generale Lorenza Lei non sono ancora giunte risposte, ma nella sede dell’Associazione Stampa Estera in Italia, dove la candidatura è stata presentata, nessuno sembra scoraggiarsi.
A sostenere il progetto alcuni dei movimenti più in vista della società civile italiana, come MoveOn, omologo italiano dell’associazione statunitense che conta molti successi di rilievo nei rapporti col governo Obama (uno su tutti: porre all’attenzione dell’agenda politica la green economy), il Popolo Viola e Articolo21, presenti , rispettivamente, col fondatore Gianfranco Mascia e il portavoce Beppe Giulietti. “Sosteniamo la candidatura di Achtner, ma ben vengano diverse proposte anche da altri professionisti – sottolinea Mascia ai nostri microfoni – noi sosteniamo Wolfgang perché è un grande formatore e ha molte idee innovative”. Mascia annuncia, a tal proposito, una proposta di legge che verrà presentata dal suo movimento, riguardo la riforma del sistema di governance della Rai, dove nelle nomine siano coinvolti anche cittadini e abbonati al servizio pubblico. A queste parole fanno eco quelle di Giulietti: “Questa è un’iniziativa seria. La riforma della Rai annunciata da Monti passa soprattutto per l’apertura verso professionisti competenti. Se si tollera che gente come Bisignani possa indicare un direttore – continua Giulietti, alludendo al faccendiere milanese coinvolto nell’inchiesta della procura di Napoli sulla P4 – non vedo cosa ci sia di strano in un professionista che pone seriamente la sua candidatura al di fuori della loggia”.