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Wilfried Trettl, il sindaco dalla parte dei mendicanti: “Chiedere l’elemosina è un diritto”

Il sindaco di Appiano sulla strada del vino, in provincia di Bolzano, ha scritto una lettera aperta, indirizzata ai suoi concittadini, difendendo il diritto all’elemosina: “Chi ci chiede l’elemosina sono persone come noi, solo più sfortunate. Impariamo a rispettarli”.
A cura di Charlotte Matteini
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Una donna chiede l'elemosina

Nel corso degli ultimi anni in molti comuni italiani sono state emanate varie ordinanze volte a impedire a clochard e indigenti di chiedere l'elemosina in strada. Per citare le più recenti, a Trieste il sindaco Roberto Dipiazza proibì di "effettuare qualsiasi forma di accattonaggio che crei molestia alle persone richiedendo denaro e sarà vietato allo stesso modo dare denaro ai mendicanti sulle aree pubbliche o aperte al pubblico", a Pontremoli il primo cittadino Lucia Baracchini propose l'introduzione di sanzioni da 25 a 500 euro per limitare il fenomeno dell'accattonaggio e a Matelica, in provincia di Macerata, il comandante della Polizia Municipale propose invece il sequestro delle somme elemosinate. In controtendenza rispetto a queste prese di posizione, Wilfried Trettl, sindaco di Appiano sulla strada del vino, comune in provincia di Bolzano, in una lettera aperta indirizzata ai suoi concittadini e pubblicata sul sito Web del comune ha scritto: "Chi ci chiede l’elemosina sono persone come noi, solo più sfortunate. Impariamo a rispettarli", aggiungendo: "Chiedere l’elemosina è un diritto. Dovremmo considerare le persone in quanto persone, non come mendicanti, intrusi, rifugiati o come una categoria che non ha niente a che fare con noi. E in quanto persone hanno gli stessi nostri bisogni, sentimenti e desideri. Non siamo superiori a loro e non siamo neanche migliori, il destino è stato semplicemente più magnanimo con noi".

Nella lettera Trettl non parla solo di diritto all'elemosina, ma anche e soprattutto della condizione di profughi e migranti: "Uomini e donne sono arrivati qui da paesi lontani. Non conosciamo i loro nomi, la loro storia, il loro destino ma la vita sembra non essere stata buona con loro. Quelle persone ci rivolgono la parola, ci chiedono l’elemosina o vogliono venderci qualcosa. Ci sono concittadini che si sentono turbati da queste persone. Dovremmo considerare le persone in quanto persone, non come mendicanti, intrusi o rifugiati o come una categoria che non ha niente a che fare con noi. E in quanto persone hanno gli stessi bisogni, sentimenti e desideri. Non siamo superiori a loro e neanche migliori. Il destino è stato semplicemente più magnanimo con noi", scrive il primo cittadino.

Contattato dal Corriere della Sera, il sindaco ha spiegato il perché del suo gesto: "Niente di strano, è solo un pensiero che mi è stato ispirato dalla Quaresima. Sono solito esprimere apertamente quello che penso su temi che riguardano la vita della nostra comunità; in passato lo avevo fatto per questioni legate al commercio, all’ambiente, al vino".

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