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Julian Assange e il caso Wikileaks

WikiLeaks, Amnesty chiede di liberare Assange: “Se estradato in Usa, rischio maltrattamenti”

Ad un giorno di distanza dall’udienza in cui si dovrà decidere sul ricorso contro la non estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange, Amnesty International ha chiesto agli Usa di annullare ogni accusa contro l’attivista e al Regno Unito di liberarlo subito. La segretaria generale di Amnesty definisce “inaffidabili” le rassicurazioni fornite dalle autorità statunitensi che “se estradato, Assange non sarebbe posto in condizioni equivalenti a maltrattamento”.
A cura di Giuseppe Pastore
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La segretaria generale di Amnesty International, Agnès Callamard, ha chiesto agli Stati Uniti di annullare ogni accusa contro l'attivista Julian Assange e alle autorità britanniche di non estradarlo negli Stati Uniti e di scarcerarlo subito. La richiesta arriva a 24 ore dall'udienza di due giorni, fissata per il 27 e 28 ottobre, in cui si deciderà sull'appello presentato dagli Stati Uniti contro la decisione presa a gennaio da un tribunale del Regno Unito di non estradare Assange negli Usa. Secondo i giudici britannici, infatti, l'estradizione sarebbe stata fonte di preoccupazione per la salute mentale dell'attivista perché negli Stati Uniti sarebbe stato in isolamento e avrebbe rischiato il suicidio. Il tribunale dovrà valutare le motivazioni dell'appello, ma anche "giudicare la credibilità delle assicurazioni fornite dagli Usa circa il trattamento di Assange", ricorda in un suo comunicato Amnesty International reputandole comunque "inaffidabili". La richiesta di rilasciare subito Assange e di ritirare ogni accusa nei suoi confronti, infatti, segue all'indagine di Yahoo News secondo cui i servizi americani avrebbero valutato di rapire e uccidere l'attivista mentre era rifugiato nell'ambasciata inglese in Ecuador, il paese in cui aveva ottenuto asilo dopo le indagini avviate nei suoi confronti in Svezia. "Queste rivelazioni – fanno sapere da Amnesty – indeboliscono ancora di più le già inaffidabili assicurazioni diplomatiche fornite dagli Usa che, se estradato, Assange non sarebbe posto in condizioni equivalenti a maltrattamento".

Caso WikiLeaks, Amnesty: A rischio la libertà di stampa

"Le assicurazioni che il governo Usa non porrebbe Assange in una prigione di massima sicurezza né lo sottoporrebbe alle Misure amministrative speciali, sono state contraddette dall’ammissione, sempre da parte degli Usa, che queste garanzie potrebbero venir meno", ha detto la segretaria generale di Amnesty, Agnès Callamard. E ha aggiunto: “A quasi 20 anni di distanza, nessuna delle persone sospettate di crimini di guerra commessi dagli Usa nelle guerre dell’Afghanistan e dell’Iraq è stata incriminata né tantomeno condannata, mentre colui che ha rivelato tali crimini rischia di trascorrere il resto della sua vita in carcere”.

Julian Assange, infatti, è accusato di spionaggio e frode informatica per il caso WikiLeaks, il portale gestito dall'attivista sul quale sono stati pubblicati migliaia di documenti diplomatici delle autorità statunitensi proprio sulle guerre in Iraq e Afghanistan per denunciare violazioni dei diritti umani e crimini di guerra commessi dalle forze statunitensi. Per l'accusa, l'attivista e fondatore di WikiLeaks avrebbe violato l'Espionage Act, cioè la legge americana contro lo spionaggio. Secondo Amnesty l'estradizione di Assange, su cui nei prossimi due giorni dovrà esprimersi la giustizia, "criminalizzerebbe comuni prassi giornalistiche". Per questo, Callamard ha chiesto che l'appello presentato dagli Usa contro la non estradizione dell'attivista venga respinto e che Assange venga liberato. In caso contrario, si "permetterebbe a quello degli Usa e ad altri governi di prendere di mira giornalisti e scrittori al di fuori delle loro giurisdizioni per aver denunciato le loro malefatte".

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