Ieri mi hanno suonato il campanello, e non era il postino. Erano due ragazzi che riparano lavatrici. Li avevo chiamati io. I ragazzi riparano lavatrici oppure impartiscono l'estrema unzione se a un'occhiata la malata è troppo grave.
Avviene così: i ragazzi guardano in direzione del cestello e ti dicono, scuotendo il capo: "Signore, è da buttare". E' così che hanno detto a me, ieri, mentre squadravano la mia vecchia lavapanni con occhio malinconico. Poi mi hanno guardato, l'occhio gli s'è ravvivato, e mi hanno detto: "Per questa volta le facciamo pagare solo la chiamata, va bene? Sono 35 euro. Oppure se vuole la ricevuta le devo far pagare 50 euro".
Cosa? Ma facciamo un passo indietro.
L'imposizione fiscale, in Italia, è alta. Così alta che se ogni numero fosse un gradino, una volta in cima, guarderesti il Monte Bianco negli occhi. Lo sanno quelli che hanno una busta paga, quelli che lavorano a partita iva ed è una storia che conoscono anche i proprietari di aziende. Per dirla alla fiorentina: "Maremma ladra in Italia si paga un botto di tasse!"
Per la verità una cattiva fetta della popolazione italiana le tasse cerca di non pagarle, o di pagarne meno se per niente le è impossibile.
L'evasione fiscale, in Italia, è altissima. Infatti quando un politico propone un progetto costoso, e gli chiedono dove troverà i soldi per realizzarlo, lui risponde tronfio "dal recupero dell'evasione fiscale". Perché sa, il politico, che se i soldi dell'evasione fiscale venissero recuperati anche in piccola percentuale, ci sarebbe la possibilità di fare tutto, e volendo ci sarebbero anche i soldi per disfare il tutto appena fatto e ricostruirlo meglio ancora, in un tempo compreso fra il breve e il brevissimo.
Eppure un pezzo di mondo (italiano) vede l'azione del non pagare le tasse come una furbizia, invece che come un furto. Magari s'arrabbiano con i "rom che rubano" e loro non fatturano migliaia di euro. E, se potessero, ne fatturerebbero ancora meno.
Qualcuno, e sono i più divertenti, ascrivono il mancato pagamento delle tasse (che poi la dizione corretta sarebbe "imposte") a una legge ad personam di "redistribuzione della giustizia fiscale". Cioè le tasse sono troppo alte e allora il furbo non le paga. Ma le tasse sono alte proprio perché esistono individui come il suddetto furbo egoista che non le paga perché sono troppo alte. Il circolo è vizioso e a rimetterci è sempre l'onesto.
Gente che si eccita a dire "fanc… lo Stato" e la frase dopo "fanc… gli ospedali pubblici che non funzionano", come se non pagare le tasse servisse a far funzionare meglio gli ospedali pubblici. Roba da italiani.
Io, quando pago le tasse, ho un giramento di corbezzoli grande. Poi però il giramento di corbezzoli grande mi passa pensando a cosa serviranno le mie tasse pagate. Poi mi torna quando vedo che non sono usate bene, però non è più il giramento di corbezzoli per le tasse troppo alte, ma per il gettito fiscale male impiegato. Oppure evaso. Perché è vero che i Comuni, oggi, non hanno più un euro o quasi. Ed è vero che la prevenzione sul territorio costa, perché gli argini dei fiumi non si ripuliscono gratuitamente, e se abolisci le funzioni delle province (ma non le province), e sommi tutte queste cose, poi i fiumi esondano e succede quel che è successo a Livorno. Ma non è mica colpa di Nogarin, è colpa di tutti, è colpa anche nostra. Colpa anche, soprattutto, di chi dice "35 senza fattura, via, a questo giro e magari anche al prossimo".
Perché con le imposte si finanzia la pulizia dei tombini dal fogliame, la ripulitura dei boschi contro gli incendi, l'operazione per il pacemaker alla nonna, la sua degenza e le cibarie tre volte al giorno compresa l'acqua al bisogno.
Con le imposte ci si pagano gli operatori ecologici, i sindaci e gli assessori, che di anti politica si muore e invece di architetti e urbanisti bravi ci sarebbe un gran bisogno. Compreso quello di pagarli bene.
Con le imposte si mandano avanti gli ospedali, si pagano i vigili del fuoco e le case popolari e le scuole. I maestri e i professori.
Con le imposte – che pure sono tante – ci garantiamo la possibilità di vivere in un Paese civile, dove si dà oggi per ricevere oggi e domani. E perché il bisogno del vicino, gira che ti rigira, è anche il mio. Non è Che Guevara e non si chiama buonisimo, la più orrida delle parole. E' la realtà, bellezza.
PS.
"Con fattura o senza?"
"Con, perché io al mio tombino pulito ci tengo"