Cosa chiedono, davvero, quelli contro il disegno di legge Zan?
Sono stato in piazza a Milano per cercare di capire su cosa si basa l'opposizione al disegno di legge del parlamentare Zan, e questo è quello che ho capito:
1) "Libertà di parola" significa per loro poter continuare a utilizzare termini come "fr*cio, neg*o", "terrone" e "finocchio". Lo dichiarano apertamente e temono di essere incarcerati per "una battuta" (che poi battuta non sarebbe, dire a qualcuno "fr*cio").
2) Hanno paura della giornata contro la discriminazione, prevista dal disegno di legge Zan, perché temono che sia in realtà "una giornata per insegnare ai bambini a prenderlo nel didietro", parole testuali di un frate.
3) Sono contrari a una legge che tuteli le discriminazioni transfobiche perché non riconoscono le persone trans: "Se hai il pisello sei un maschio, non ci sono caz*i".
4) Sono contrari a una legge che tuteli le discriminazioni omofobiche perché per alcuni "l'omofobia non esiste, e se esistesse andrebbe tutelato l'omofobo, perché è lui che ha paura".
5) Nella stessa piazza ho incontrato quelli con la croce celtica al collo, che hanno provato a cacciarmi, e quelli che mi hanno messo una mano sulla spalla pregando il Signore per me.
6) E poi il gran finale: "Se Zan fosse qui lo prenderei a calci nel cu*o, perché ai miei figli voglio insegnare l'educazione".
Ecco, queste sono le principali motivazioni di coloro che oggi sono contrari all'approvazione del disegno di legge Zan contro le discriminazioni e la violenza.
E leggendo di seguito queste motivazioni, secondo me, si capisce invece abbastanza bene perché il disegno di legge Zan sia necessario.