Visibilia, Daniela Santanché dice che nessuno le ha mai chiesto di dimettersi, dunque non lo farà
"A me nessuno ha mai chiesto di fare un passo indietro", così oggi Daniela Santanché ha risposto a chi le ha chiesto se rassegnerà le dimissioni da ministra del Turismo dopo il rinvio a giudizio per il caso Visibilia.
Ai giornalisti presenti all'inaugurazione del Motor Bike Expo a Verona, Santanché ha detto di sentirsi "assolutamente tranquilla" sul processo che dovrà affrontare a marzo e in cui dovrà chiarire le operazioni relative al bilancio del gruppo Visibilia, di cui era al comando. "Sono tranquilla perché so come sono le questioni nel merito. Ho sempre detto che se dovesse arrivare un giudizio sulla cassa Covid, dove capisco che ci potrebbero essere delle implicazioni politiche, non avrei esitato a fare un passo indietro ma non siamo a questo punto, continuiamo a fare il mio lavoro", ha ribadito.
Insomma per la ministra il caso del procedimento in cui è accusata di falso in bilancio non ha rilevanza politica, o almeno non quanto l'altra inchiesta che pesa sulle spalle di Santanché, quella per la truffa ai danni dell'Inps durante l'emergenza Covid. Su quest'ultima si pronuncerà la Cassazione il prossimo 29 gennaio, quando deciderà su a chi spetta la competenza tra la procura di Milano e quella romana.
Intanto dentro Fdi la strategia adottata sembra essere quella del silenzio. Santanché ha ribadito che i suoi rapporti con Meloni sono "come sempre" e che la questione non è stata ancora affrontata con la premier "perché non c'é il tema". E se da Fratelli d'Italia tutto viene rimesso alle "valutazioni" della stessa ministra, dal canto suo Santanché non pare intenzionata a lasciare il suo posto.
"Oggi sono qua, poi a Gedda assolutamente tranquilla perché ‘male non fare, paura non avere'. Ho una situazione psicologica di assoluta tranquillità. Mi dispiace molto per questo assalto mediatico", ha dichiarato. "Sono certa che sarò assolta. Sono confidente, ci si difende nei processi e non nei giornali. Di certo non patteggerò mai, io vado fino in fondo", ha assicurato.
I vertici di Forza Italia rassicurano, con il ministro degli Ester Antonio Tajani che ha spiegato di non aver parlato della vicenda con gli alleati durante il Consiglio dei ministri che si è svolto ieri pomeriggio. "Il clima è stato molto positivo", ha detto oggi a margine di un convengo promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. "Siamo garantisti, sono sempre stato un sostenitore del fatto che finché non si è condannati si è innocenti. Poi, per il resto, è una scelta del ministro", è tornato a dire.
Linea condivisa anche dal vicepresidente della Camera Giorgio Mulé. "Io penso che la ministra Santanché e la presidente Meloni debbano chiudersi e parlare tra di loro. È la presidente Meloni che ha guida del governo e dovrà valutare insieme alla ministra Santanchè se il governo ha la serenità opportuna di andare avanti", ha spiegato intervistato da Radio24. Viceversa deve essere la ministra Santanchè a valutare se questa serenità non c'è". Ma per il momento questa "serenità" pare esserci.
Secondo il forzista comunque il pronunciamento della Cassazione sulla titolarità dell'inchiesta sulla cassa Covid non sarà una scadenza per un chiarimento sulle dimissioni, che potrebbe pure arrivare prima. "È un atto che io sgancerei dal 29 gennaio, non vorrei che i tempi li dettino decisioni della magistratura che ancora devono avere un processo. Non c'entra nulla il parallelismo tra il rinvio a giudizio e le dimissioni, è una questione di opportunità politica ed è giusto che la ministra e, soprattutto la presidente Meloni, valutino se c'è l'opportunità e la serenità politica per andare avanti. Il chiarimento deve essere sganciato dal 29 gennaio, deve avvenire prima", ha sottolineato.
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