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Visco: “Siamo indietro di 25 anni, servono le riforme”

Il Governatore di Bankitalia lancia l’allarme: “Compiere i passi necessari per uscire dalla crisi ma soprattutto da ritardi atavici, che ci hanno fatto sprofondare nella recessione più di altri Paesi”.
A cura di Redazione
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Nel giorno in cui i dati dell'Istat rilevano l'ennesimo aumento della disoccupazione ed un trend in drammatica crescita sull'impiego giovanile, il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco lancia l'ennesimo allarme sullo stato di salute del Paese. Nel corso della sua relazione all'Assemble Nazionale della Banca d'Italia, Visco evidenzia gli effetti di una crisi "che viene da lontano", ma che ha piegato il nostro Paese e ne sta mettendo a rischio la coesione sociale. Secondo Visco, mai come in questo momento, "occorre consapevolezza, solidarietà, lungimiranza. Interventi e stimoli ben disegnati, anche se puntano a trasformare il Paese in un arco di tempo non breve, produrranno la fiducia che serve per decidere che già oggi vale la pena di impegnarsi, lavorare, investire", anche considerando che "non si costruisce niente sulla difesa delle rendite e del proprio particolare".

Interventi necessari, perché il Paese sconta un ritardo enorme, non essendo stato capace di rispondere "agli straordinari cambiamenti geopolitici, tecnologici e demografici degli ultimi venticinque anni". Un ritardo che deve essere colmato a partire da imprese ("chiamate a uno sforzo eccezionale per garantire il successo della trasformazione, investendo risorse proprie, aprendosi alle opportunità di crescita"), scuola e università ("dovranno sostenere questo processo garantendo un'istruzione adeguata per qualità e quantità") e banche.

La situazione appare dunque estremamente preoccupante, dal momento che "la recessione sta segnando profondamente il potenziale produttivo, rischia di ripercuotersi sulla coesione sociale". Certo, "la correzione dei conti pubblici ha contribuito a ridimensionare le tensioni sul mercato dei titoli di Stato, evitando scenari peggiori", ma "i progressi conseguiti vanno preservati" e bisognerebbe evitare di disperdere i crediti accumulati, anche grazie alla chiusura della procedura per deficit eccessivo dell'Unione Europea.

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