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Violenza sulle donne, Lega e FdI si sono astenuti sull’adesione dell’Ue alla Convenzione di Istanbul

Il Parlamento europeo ha votato per chiedere all’Unione europea di aderire alla convenzione di Istanbul, trattato internazionale contro la violenza sulle donne. Gli eurodeputati di Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti: “Preoccupati per tematiche legate al gender”. Boschi: “Meloni dov’era?”.
A cura di Luca Pons
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Lega e Fratelli d'Italia si tirano indietro, nel momento di votare su una convenzione internazionale contro la violenza sulle donne. Il Parlamento europeo ha deciso di chiedere all'Unione europea di aderire alla convenzione di Istanbul, un trattato risalente al 2011 contro la violenza domestica e la violenza sulle donne che l'Italia ha ratificato nel 2013. Le due risoluzioni a riguardo sono state approvate con un'ampia maggioranza. La prima con 472 favorevoli, 62 contrari e 72 astenuti. La seconda con 464 favorevoli, 81 contrari e 45 astenuti. In entrambi i casi, tra le persone che hanno preferito non votare c'erano gli europarlamentari dei gruppi di Lega e Fratelli d'Italia Italia.

Il capo delegazione di FdI, Carlo Fidanza, ha risposto con una nota dicendo che si intendevano contestare sia il metodo con cui sono state votate le mozioni (con approvazione a maggioranza invece che all'unanimità), sia per alcuni punti del contenuto. Infatti, "nel ribadire il proprio impegno nella lotta alla violenza contro le donne", il gruppo di Fratelli d'Italia ha voluto anche "ribadire la preoccupazione sulle tematiche legate al gender".

La stessa nota ha poi smentito questa preoccupazione: la Corte di giustizia europea ha già definito che la convenzione "non può riguardare le materie che i Trattati attribuiscono alla competenza esclusiva degli Stati membri", come ad esempio "l’educazione e il diritto di famiglia". Perciò, "non esiste quindi alcuna possibilità che la Convenzione venga usata per imporre normative specifiche ai governi nazionali", hanno specificato gli stessi eurodeputati che si sono astenuti. La preoccupazione, infatti, è rimasta: "Vogliamo ancora una volta denunciare la costante strumentalizzazione della Convenzione da parte delle sinistre arcobaleno, che vorrebbero farne l’ennesimo cavallo di Troia per imporre l’agenda Lgbt". Nonostante non ci sia "alcuna possibilità", come detto, che questo accada.

Le critiche alla decisione sono arrivate da diverse parti. "La concezione delle donne da parte dei due principali partiti di maggioranza è retriva, incivile e liberticida", ha detto Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente del Pd. "La Convenzione, firmata sei anni fa, rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne. Purtroppo non è stato ancora recepito dall’Unione Europea perché mancano all’appello sei Stati membri, a partire dall’Ungheria". Il mancato voto è "una scelta con un preciso significato politico, vergognoso e inquietante", che dà "un'immagine deprimente e indegna dell'Italia e del suo governo".

Elly Schlein, segretaria dem, dall'Italia ha commentato: "Io dico vergogna. Come si può non votare il più importante trattato internazionale che si prefigge di contrastare la violenza sulle donne? Alcuni Paesi europei non lo hanno ratificato, come l'Ungheria di Orban".

Maria Elena Boschi, di Italia viva, ha chiamato in causa la presidente del Consiglio: "Al di là delle parole oggi hanno mostrato il vero volto scegliendo di non sostenere il primo e più importante strumento internazionale di contrasto alla violenza maschile sulle donne. Meloni dov’era? Sorprende che non sia stata dalla parte delle donne. Mettere in discussione la Convenzione di Istanbul indebolisce la battaglia, anche culturale, contro la violenza di genere".

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