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Viceministro dell’Interno Mauri a Fanpage: “Genitori possono uscire con bambini solo per necessità”

Il viceministro dell’Interno, Matteo Mauri, chiarisce quali sono le regole riguardanti i genitori e i bambini e, in un’intervista a Fanpage.it, si sofferma sulla risposta dello Stato di fronte alla minaccia della criminalità organizzata che tenta di approfittare di una situazione di emergenza come questa. Allo stesso tempo, il viceministro parla della cybersicurezza, un tema fondamentale che riguarda “la democrazia e la libertà” di tutti.
A cura di Stefano Rizzuti
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In seguito all’ultima circolare del Viminale si è creata confusione sulle restrizioni riguardanti i bambini e l’attività motoria. Il ministero dell’Interno ha chiarito quali sono le regole da rispettare, ma per chiarire ogni possibile dubbio interviene anche il viceministro dell’Interno, Matteo Mauri, intervistato da Fanpage.it. “I bambini possono uscire col genitore solo per necessità”, precisa il viceministro, spiegando anche cosa si intenda per necessità. Nulla a che vedere con l’ora d’aria per i bambini di cui si parla in questi giorni, sottolinea Mauri. Che parla anche dell’attività sportiva ricordando che nulla è cambiato rispetto a prima e invitando le persone a evitare, dove possibile, di fare jogging: “È permesso ma non è incentivato”. L’emergenza Coronavirus richiede allo Stato risposte sul tema della criminalità organizzata, che prova a inserirsi nei momenti di difficoltà dei cittadini. E queste risposte si possono dare anche attraverso “le misure economiche”. Mauri, inoltre, sottolinea altri due importanti aspetti a cui bisogna dare importanza in questo momento: la tenuta sociale del Paese e la questione legata alla cybersicurezza e alla protezione dei dati dei cittadini, “un pezzo fondamentale della nostra democrazia e della nostra libertà”.

Cosa prevede l’ultima circolare riguardante i bambini e i loro genitori?

La circolare era interna per i prefetti e le forze dell’ordine e serve per omogenizzare gli interventi sul territorio, perché a tipologie uguali magari corrispondevano interventi diversi. Magari poteva capire che ci fosse un genitore a casa da solo con un bambino e se decideva di portarlo con sé a fare la spesa rischiava la multa. Come ha chiarito l’ultima nota del Viminale, i bambini possono uscire col genitore solo per necessità. Non è l’ora d’aria, dobbiamo essere assolutamente rigorosi. Inoltre nella circolare si dice anche che se un anziano deve uscire di casa, la badante o un familiare lo può accompagnare. Prima questi casi non erano contemplati. Ma chiariamo che non è cambiato niente rispetto a prima.

Esiste o verrà prevista la cosiddetta ora d’aria per i bambini?

Non esiste in nessuna delle Faq. Penso che tutti gli annunci che hanno a che fare con scadenze e cronoprogramma di uscita siano assolutamente prematuri e poco opportuni. Perché noi stiamo testando quello che succede passo passo. È inutile anticipare le date, vediamo di settimana in settimana. Adesso penso che sia sbagliato mettere il carro davanti ai buoi, tanto si crea solo confusione e non si aggiunge niente. Non dobbiamo dare il senso che ormai la cosa è risolta. I comportamenti non si devono assolutamente allentare.

In quali casi è prevista la possibilità di uscire per i minori?

Nel momento in cui i genitori devono per forza avere il figlio con sé quando escono perché non c’è altro modo di lasciarlo a casa. Il minore di due anni ovviamente è diverso rispetto a quello di 17: quello di due anni non puoi lasciarlo a casa da solo. Solamente in questi casi possono uscire. Quindi ora evitiamo di modificare i nostri comportamenti.

Quali sono le indicazioni per il jogging e le attività sportiva all’aperto?

Non è cambiato niente rispetto a prima: si può fare attività motoria all’aperto in maniera singola senza avvicinarsi agli altri, è così come era prima. Poi se la gente evitasse di fare jogging sarebbe meglio. È permesso ma non è incentivato. Poi c’è un tema vero che è la reclusione forzata casalinga che ha ripercussioni su giovani, adulti, anziani, ma non la risolvi uscendo cinque minuti. Il problema è che non hai più contatti sociali.

Perché è stato necessario emanare una circolare che ha, di fatto, creato un po’ di confusione?

Un po’ per uniformare il tipo di intervento degli operatori di polizia sul territorio. Parliamo di centinaia di migliaia di persone. Nella catena di comando interna serve chiarezza. Per cui ogni tanto il ministro dell’Interno ha bisogno di dare dei riferimenti chiari a tutti, altrimenti il rischio è che possano essere difformi i margini interpretativi. Si fa per uniformare il comportamento, ma si fanno continuamente. Ne partono tante di circolari interne ogni giorno.

Con la circolare il rischio è di aver fatto passare un messaggio simile al ‘liberi tutti’: in questo caso c’è stato qualche errore comunicativo o politico?

Direi che in questo caso non ci sono stati errori. Se quella fosse stata la comunicazione pubblica del governo, allora uno potrebbe anche ragionarci. Ma è una comunicazione interna di servizio. Nessuno aveva intenzione di dare segnali di nessun genere. Non era un segnale rivolto all’esterno. Poi è stata fatta la nota per l’esterno per dire che non è cambiato niente.

L’emergenza agevola la criminalità organizzata?

Escluderei che si possa muovere in maniera più tranquilla, però si aprono degli spazi per le mafie che sono potenzialmente consistenti. Abbiamo evidenza diretta che si stanno muovendo in questa direzione, perché di fronte alla difficoltà provano a inserirsi sia per allargare i rapporti di influenza sulle persone (molto spesso i clan, per esempio, si avvicinano a chi lavorava in nero dandogli anche soldi) sia si muovono per l’usura verso i commercianti in difficoltà, con prestiti da strozzino. Però a questa cosa si aggiunge una modalità che già c’è, al Sud come al Nord, ossia il meccanismo di inserimento dentro un’economia sana. Un meccanismo diverso rispetto a 30 anni fa. Non c’è solo l’usura, ma anche magari il tentativo di ingresso legale nell’azienda per poi mangiarsela da dentro. Il tentativo è quello di fare i soldi anche dentro l’economia pulita ed è un meccanismo che esiste già.

E qual è la risposta dello Stato?

È di due tipi: il primo è il controllo e il secondo sono gli interventi che stiamo facendo da molto tempo di carattere economico. Stare vicino alle persone e alle imprese significa fare una cosa necessaria per il Paese, ma anche impedire che quelle persone siano nelle condizioni di essere più esposte alle mafie. Quindi quando mettiamo 25 miliardi per i lavoratori, mettiamo liquidità per le aziende, o mettiamo 400 milioni aggiuntivi ai bilanci comunali e adesso ne metteremo altri per andare incontro a un bisogno primario che è il cibo, facciamo una cosa dovuta e che ha un effetto anche da questo punto di vista.

L’emergenza rischia di far emergere anche problemi di tenuta sociale? Il governo sta prevedendo nuove misure come quella dei buoni spesa?

Sì, ci saranno risorse per tutti nel decreto di aprile. Stiamo parlando di una manovra superiore a quella appena fatta e di molto superiore alla manovra finanziaria. Sulla tenuta sociale in questo momento non ci sono segnali apprezzabili di problemi da questo punto di vista. Ma ci sono tentativi, anche attraverso fake news, di intervenire in modo pesante dal punto di vista comunicativo. Ci sono segnali che questi tentativi provengano anche dall’estero, per creare allarme sociale. Poi non dimentichiamo che al Sud ci sono già state delle situazioni che hanno provato a costruire allarme sociale. Come nella dinamica dei forconi, che non erano esattamente liberi cittadini.

In questi giorni è emerso anche il tema della cybersicurezza dopo il caso Inps: lo Stato è in grado di garantire la sicurezza dei dati dei cittadini?

Dobbiamo porre una grandissima attenzione al tema della difesa dei nostri sistemi informatici. C’è un tema evidente di difesa del perimetro di sicurezza nazionale cibernetico. Perché è decisivo evitare che i dati possano essere carpiti. Stiamo parlando di un pezzo fondamentale della democrazia e della libertà. In questa legislatura con l’attuale governo abbiamo fatto la prima legge seria sul tema. Non mi riferisco solo al settore pubblico, ma anche al privato. Spesso nelle imprese la sicurezza informatica viene vista come un costo, invece è un investimento. Da lì passa un pezzo della sovranità del nostro Paese e dell’Europa e per questo bisogna avere dei sistemi all’altezza e sicuri. Sono elementi irrinunciabili. E se ci sono falle bisogna intervenire. Soprattutto in questi periodi, perché quando qualcuno è in difficoltà è il momento in cui lo attaccano di più. Il problema c’era anche prima, ma ora è ancora più stringente farlo. Così come non bisogna abbassare la guardia quando si tratta anche di Privacy. Segnalo che è in atto il tentativo di usare la questione dell’emergenza per ridurre gli spazi di libertà personale. Su queste cose non si scherza.

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