Viceministro Cirielli riscrive la storia e cancella crimini del colonialismo: “Italiani non depredarono l’Africa”
Gli "italiani brava gente", che durante il periodo del colonialismo nei Paesi africani (Eritrea, Somalia, Libia, Etiopia) non fecero poi nulla di male, a differenza degli "altri" colonizzatori. Un mito nazionalista e smentito più e più volte dalla ricerca storica, che il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli, esponente di Fratelli d'Italia, ha riportato in auge ieri intervenendo a Fenix, la festa del movimento giovanile di FdI, Gioventù nazionale.
"L'italiano è da sempre nel suo complesso una persona corretta, che rispetta il prossimo. Lo dico senza fare vaneggiamenti ideologici e culturali", ha detto Cirielli dopo pochi minuti del suo discorso, prima di iniziare quello che è molto vicino a un vaneggiamento ideologico e culturale, radicato in una visione della storia italiana senza fondamento. "Gli italiani sia nel periodo pre-fascismo, sia durante il fascismo… quindi voglio dire il governo italiano, l'Italia nei suoi cento anni di colonie, in Africa ha costruito e ha realizzato", ha spiegato Cirielli.
Una cancellazione di tutti i crimini – comprovati, dimostrati e ormai di dominio pubblico da decenni – del colonialismo italiano nel continente africano. A puro titolo di esempio, basta pensare all'episodio in cui, nel febbraio del 1937, italiani (civili e soldati) uccisero oltre trentamila civili etiopi in tre giorni nel massacro di Addis Abeba, tra cui molte donne e bambini. In molti casi bruciati vivi, impiccati o fucilati, nella rappresaglia per un attentato a un vicerè. Sempre in Etiopia gli italiani non esitarono a utilizzare le bombe all'iprite, armi chimiche già vietate dalle regole internazionali sulla guerra.
Eppure per Cirielli tutto ciò non importa, a quanto pare, perché "noi non siamo per natura gente che va a depredare e a rubare al prossimo. Anche per un fatto culturale, perché la nostra cultura antica e millenaria non ci fa essere un popolo di pirati che vanno in giro a depredare il mondo. Quella è una cultura che per chi ce l'ha pesa in negativo". Al contrario, noi italiani abbiamo "una cultura civilizzatrice. Cioè non esiste nella nostra mentalità che tu vai da una parte, fai il deserto e la chiami pace, come qualcuno diceva per insultare l'impero romano".
Cirielli ha poi proseguito, facendo una sorta di paragone tra il colonialismo italiano (quindi "buono") e il Piano Mattei per l'Africa su cui il governo Meloni ha tanto insistito negli ultimi mesi. "Il punto è che l'Africa è una nazione ricca di materie ed energia", ha detto il viceministro degli Esteri, dimenticando che non si tratta di una nazione ma di un continente composto da 54 Stati diversi. "Quindi noi, come europei, abbiamo sempre preso e continuiamo a prendere. Solo che l'Italia, Giorgia Meloni, con il Piano Mattei sostiene che se noi prendiamo materie prime da quel popolo dobbiamo lasciare qualcosa per le generazioni future che arriveranno: strade, porti, zone industriali, scuole, ospedali, perché noi ci prendiamo oro, uranio, ferro, petrolio, gas e altre cose".