Via libera dal Cdm al decreto Semplificazioni: pronto l’elenco delle 50 opere da sbloccare
Dopo una seduta fiume, durata 6 ore, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al dl Semplificazioni, "salvo intese". La formulazione però, assicurano più fonti di Palazzo Chigi, riguarda aspetti "tecnici, non politici". Nonostante la discussione nella maggioranza sia andata avanti per settimane rimangono le distanze sulle sulle soglie per gli appalti senza gara (l’asticella è stata fissata a quota 5,2 milioni) e anche sulle opere pubbliche da affidare a commissari. Italia viva resta dubbiosa sulla modifica del reato di abuso d'ufficio. Introdotte modifiche anche sulla responsabilità erariale, limitata al solo dolo. E semaforo verde anche per le norme sulla digitalizzazione della Pa proposte dalla ministra Fabiana Dadone.
Il Cdm notturno, il cui inizio, previsto per le 21:30 è poi slittato alle 23, ha dato l'ok anche al Programma nazionale di riforma, e al ddl di assestamento di bilancio e al rendiconto dello Stato.
L'elenco sulle opere da sbloccare, che dovrebbe includere tra le 40 e le 50 opere, ferroviarie e stradali, non entra però nel testo del decreto Semplificazioni e ci sarà comunque tempo fino a fine anno per nominare i commissari. Il dl semplificazioni, 100 pagine per una cinquantina di articoli, viene analizzato punto per punto. Il premier Giuseppe Conte ottiene il via libera a quella che considera "la madre di tutte le riforme", poco prima di prendere il suo volo per Lisbona, giusta in tempo per gli incontri con i partner europei, in vista del Consiglio Ue sul Recovery fund.
Ma ci sarà tempo per limare ulteriormente gli articoli del decreto in Parlamento, prima dell'approvazione finale, prevista per l'autunno. Gli scontri maggiori nella notte si registrano sulla possibilità non solo per i commissari ma anche per le stazioni appaltanti di agire, per far fronte agli effetti negativi dell'emergenza Covid, in deroga a tutte le norme, tranne quelle penali, antimafia e quelle sulla sicurezza sul lavoro. Restano infatti le perplessità di Pd e Leu sulle deroghe, introdotte sul "modello Genova", mentre M5s e Iv chiedono una lista ampia delle opere da finanziare sotto la supervisione di un commissario e spingono per allargare le maglie sugli affidamenti diretti e sui cantieri.
Una prima intesa ci sarebbe sull'elenco delle grandi opere considerate prioritarie, che potranno essere commissariate con appositi dpcm da qui a fine anno, ma la lista non entra nel testo del decreto ma nel piano Italia veloce del ministero delle Infrastrutture, che è un allegato al Programma nazionale delle riforme; per la nomina dei commissari dovrebbe esserci tempo fino a fine anno. Il Consiglio dei ministri trova un accordo sul Durc, ma viene stralciata, su richiesta di Roberto Speranza, la norma che aumentava le percentuali di subappalti.
Per quanto riguarda invece la modifica del reato di abuso d'ufficio, l'intesa arriva nonostante Iv metta a verbale la sua riserva. Oggi incorre nell'abuso d'ufficio chi si procuri un vantaggio violando "norme di legge o di regolamento". Con la nuova modifica sarà punibile chi violi "specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali residuino margini di discrezionalità".