Via libera all’apertura di nuove miniere in Italia, il governo Meloni approva il decreto in Cdm
Nel Consiglio dei ministri di oggi il governo ha varato un decreto legge che accelera le tempistiche per l'apertura di miniere in Italia. Dovrebbe trattarsi in buona parte di miniere vecchie da recuperare, che sono state abbandonate quando non si dava ancora molto valore a materiali che oggi invece sono considerati strategici. Ma non si esclude che possano partire anche nuove miniere, anzi. La norma, presentata in conferenza stampa dal ministro delle Imprese Adolfo Urso e quello dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Il dl arriva per adeguarsi al regolamento europeo sulle materie critiche, varato a marzo 2024, e non a caso è almeno da aprile che il governo ci lavorava. Il regolamento Ue mira ad aumentare fortemente la produzione e la lavorazione europea delle "materie prime critiche" entro il 2030.
Cosa prevede il decreto per riaprire le miniere in Italia
Il dl prevede di avviare un programma nazionale di esplorazione, che sarà gestito dal ministero dell'Ambiente (in particolare dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e sarà finanziato con tre milioni e mezzo di euro per aggiornare la carta mineraria nazionale. Si stilerà un elenco delle miniere abbandonate – i cui materiali di risulta oggi potrebbero rivelarsi preziosi – ma anche delle aree dove potrebbero nascere delle nuove miniere. "Abbiamo dei grandi giacimenti, ad esempio tra Piemonte e Liguria c'è un grosso giacimento di cobalto. Poi bisognerà vedere le condizioni di estraibilità, da valutare caso per caso", ha detto il ministro Pichetto. "La tecnologia, sia per l'esplorazione che per l'estrazione, oggi è del tutto cambiata rispetto a qualche decennio fa", ha chiosato Urso.
"Delle 34 materie prime critiche fissate dall'Ue, ne abbiamo individuate almeno 15 nel nostro territorio, secondo le vecchie mappe", ha sottolineato Pichetto. Si tratta di materie prime come nichel, litio, terre rare e cobalto, che sono utilizzate per la realizzare prodotti come i pannelli fotovoltaici e le batterie per le auto elettriche. "Non dobbiamo passare dalla subordinazione al carbon-fossile russo a una subordinazione alle materie prime critiche e alla tecnologia cinese, che oggi ha il monopolio della lavorazione", ha detto Urso. "Oggi il 66% del cobalto viene estratto in Congo, poi esportato in Cina che lo lavora, e poi ci viene venduto".
Quanto tempo ci vorrà per aprire nuovi scavi
Saranno anche semplificate le procedure per ottenere l'autorizzazione a scavare. Il regolamento europeo che la richiesta per l'estrazione dovesse durare al massimo due anni, il governo punterà a portare i tempi a 18 mesi. "Oggi la media in Europa è di 9-12 anni, in Cina è di tre mesi", ha commentato Urso. Per la lavorazione e il riciclaggio, la durata massima dovrebbe essere di un anno e l'Italia punterà a 10 mesi.
Nel decreto, poi cambiano anche le regole sulle tariffe che deve pagare chi ottiene una concessione mineraria in Italia. Oggi le vecchie norme fissavano delle somme fisse – piuttosto basse – per ogni ettaro di terreno, mentre nel nuovo sistema "si prevede un regime di royalty, come avviene in Basilicata con il petrolio: dal 5% al 7% delle entrate sarà ripartito tra lo Stato e le Regioni. Quello che una volta non era un bene produttivo oggi è diventato prezioso. È giusto che lo Stato, insieme agli enti locali, possa ricavarne benefici per tutti i cittadini".
Il ddl sulle attività economiche nello spazio
Lo stesso Cdm ha ancora approvato un disegno di legge quadro sullo spazio. È un ddl collegato alla manovra, che "regola l'attività realizzata nello spazio sia dall'Italia, sia da cittadini o imprese italiane", ha spiegato Urso. L'Italia, "pur essendo uno dei grandi attori spaziali, con il primo lancio effettuato 60 anni fa – fummo il terzo Paese nello spazio dopo Usa e Urss -, non aveva ancora una legge nazionale sullo spazio", ha sottolineato il ministro.
Oggi, nello spazio "non vanno solo gli attori statuali ma sempre più i privati", ha continuato Urso. "Quello che prima era una norma utile, oggi è assolutamente necessario". Si prevede di "elaborare un piano nazionale per l'economia dello spazio", e si crea "un fondo pluriennale per la space economy da 150 milioni di euro, che servirà alle piccole e medie imprese per avere un supporto alle loro attività". Trattandosi di un ddl, comunque, il testo passerà ora al Parlamento e avrà tempi più lunghi.