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Vertice Letta-Alfano sul caso Berlusconi: “Posizioni restano distanti”

Dopo circa tre ore volge al termine l’importante incontro tra il Presidente del Consiglio e il segretario del Pdl. Al centro del dibattito lo scontro politico nella maggioranza sul voto in giunta sulla decadenza di Berlusconi.
A cura di Susanna Picone
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È durato circa tre ore l’incontro a Palazzo Chigi tra Enrico Letta e Angelino Alfano. Un incontro importante durante il quale il Presidente del Consiglio e il suo vice hanno discusso della vicenda Silvio Berlusconi che mette a dura prova la stabilità del Governo. Il vertice era stato chiesto ieri sera alla riunione di Arcore con il Cavaliere. Secondo quanto trapela da fonti di Palazzo Chigi, le posizioni tra i due sarebbero rimaste comunque “distanti”. Alfano avrebbe ribadito che non è possibile che un partito resti in una coalizione quando l’altro fa decadere il leader della forza politica alleata. Secondo quanto trapela sarebbero stati fatti passi in avanti, invece, in merito alla riforma dell’Imu che dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri il 28 agosto. Per quanto riguarda la stabilità del Governo non ci sarebbe, da parte del Pdl, l’intenzione di farlo cadere. Fonti del partito del Cavaliere sottolineano che non vogliono far cadere l’esecutivo che è stato "fortemente voluto nell’interesse del Paese ma non va bene a questo fine l’atteggiamento pregiudiziale del Partito Democratico".

Pochi minuti dopo la fine del vertice Letta-Alfano ha parlato dal palco della Festa del Pd di Siena il segretario Guglielmo Epifani: “In uno stato democratico – ha detto – il principio di legalità è un principio a cui tutti devono soggiacere, perché davvero la giustizia deve essere uguale per tutti”. Epifani ha detto di sperare che “nessuno voglia assumersi la responsabilità del tanto peggio tanto meglio”. Sarebbe davvero paradossale – ha continuato – “che dopo aver visto perdere il lavoro, visto le aziende chiudere, giovani che non trovano lavoro, si aprisse una crisi al buio in queste condizioni”. Poi ha aggiunto ancora: “Nessuno ci farà cambiare idea e nessuno può tirarci per la giacchetta. Per noi la bussola sono gli interessi del Paese, e lo ripeto, che vengono prima degli interessi dei democratici e ancor prima di quelli di un’unica persona”.

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