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Verso un nuovo bonus al 75% per porte e finestre nel 2024, quali sono i requisiti per ottenerlo

Tra le proposte di modifica del decreto Superbonus ce n’è anche una per ripristinare il bonus barriere architettoniche al 75%: il governo lo ha ridotto, ma il Parlamento vorrebbe tornare ad applicarlo anche a infissi, porte e finestre.
A cura di Luca Pons
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Il bonus barriere architettoniche al 75% potrebbe tornare a includere porte e finestre, infissi, serramenti e pavimenti nel corso del 2024. Questa almeno è l'intenzione dei parlamentari – sia di opposizione che di maggioranza – che hanno presentato emendamenti alla legge di conversione del decreto Superbonus.

La partita politica sembra più complicata su quegli emendamenti che vorrebbero una proroga del Superbonus al 110% – a cui il governo, specialmente il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, si oppone duramente -, ma potrebbe avere successo il tentativo di ampliare di nuovo il bonus barriere architettoniche, ridotto con il dl Superbonus a pochi giorni dalla fine del 2023.

Come è cambiato il bonus barriere architettoniche nel 2024

L'incentivo edilizio al 75% da quest'anno copre solamente scale, rampe, ascensori e servoscala. Sono inclusi solo gli interventi che rispettano i requisiti previsti per legge per la rimozione delle barriere architettoniche, e da quest'anno è necessario che ci sia un certificato rilasciato da un tecnico abilitato. Sempre dal 2024, i pagamenti devono essere effettuati con un bonifico parlante.

Sono stati esclusi diversi altri tipi di interventi, come quelli su porte o finestre, serramenti e infissi in generale. In più dal 2024 è impossibile ottenere lo sconto in fattura e la cessione del credito: si può usare solo la detrazione Irpef, da dividere in cinque ‘rate' annuali. L'unica eccezione sarà per i condomini e i proprietari di unifamiliari con un Isee al di sotto dei 15mila euro, oppure con persone con disabilità in famiglia

Le regole e i requisiti dell'incentivo al 75%

La scadenza del bonus resta comunque al 31 dicembre 2025. Restano identici anche i limiti massimi di spesa per ottenere la detrazione: massimo 50mila euro per le villette unifamiliari, massimo 40mila euro ad appartamento per i condomini che ne hanno da due a otto, e massimo 30mila euro ad appartamento per i condomini più grandi.

Le vecchie regole restano in vigore solo per chi alla data del 30 dicembre 2023 aveva già effettuato la richiesta di Cila. Se questa non è necessaria, entro quella data bisogna aver già iniziato i lavori o aver firmato un accordo vincolante e aver versato un acconto.

La proposta di modifica in Parlamento

Le modifiche bipartisan proposte al decreto propongono un intervento che limiti le modifiche, in modo da non creare contenziosi tra aziende e committenti, e permettere a chi ha programmato i lavori di svolgerli come previsto. L'intenzione quindi è di tornare a includere tutti i tipi di lavori che era possibile scontare al 75% nel 2023. Resterebbe comunque valida la limitazione su sconto in fattura e cessione del credito. Non è escluso che, per convincere il ministro Giorgetti – che vuole limitare l'impatto sulla spesa pubblica – si decida anche di limitare la detrazione al 50%, allungando il periodo di detrazione a dieci anni invece di cinque.

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